Lui si chiama Enrico Costa ed è il presidente della cooperativa “Bianca Costa Boggio onlus” che si occuperà di gestire i migranti che saranno ospitati nella canoniche delle parrocchie di Diano Gorleri e Diano Serreta. E’il figlio della fondatrice della cooperativa che aderisce al Ceis, il Centro Italiano di Solidarietà, vicino al mondo cattolico.
Lo abbiamo avvicinato per capire qualcosa in più sulla vicenda dei migranti in arrivo a Diano Marina e cosa succederà a breve.
Prima di lasciargli la parola, però due notizie sulla Fondazione che sbarca per la prima volta in provincia di Imperia. Finora, infatti, la “Bianca Costa Boggio onlus” ha sempre operato in provincia di Genova e Savona. Si occupa di aiutare le persone in difficoltà e da alcuni anni anche dei migranti. In questo settore gestisce già 33 persone in un convento a Loano, 8 a Borgio verezzi, 25 a Pietra Ligure, 23 a Cerialie e molti altri.
“La scelta di operare anche nella provincia di Imperia – dice Enrico Costa – è stata fatta attraverso la diocesi di Albenga da cui dipende anche Diano Marina. Di comune accordo con la Curia vescovile e su incarico della Prefettura abbiamo cercato alcuni luoghi dove ospitare queste persone sbarcate in mare e sono state scelte le canoniche di Diano Gorleri e Diano Serreta. Le persone che ospiteremo saranno da 20 a 25 equamente divisi tra le due canoniche, ma non arriveranno prima di 10-12 giorni, il tempo di sistemare gli alloggi per ospitarli. E’ da poco tempo che è stato deciso di utilizzare le canoniche: noi abbiamo un solo precedente, a Pogli nel Comune di Ortovero, in provincia di Savona.”
Gli operatori della cooperativa, a detta del presidente, sono dei veri e propri esperti nella gestione dei migranti: “Innanzi tutto – aggiunge Enrico Costa – non rimarranno mai soli ma ci saranno degli operatori con loro, giorno e notte. Non potranno rientrare in casa dopo le 23 e dopo aver imparato la lingua dovranno rendersi utili alla società facendo lavori nel mondo agricolo, nella manutenzione del verde nel sociale, ma una caratteristica del nostro modo di lavorare è che le persone che ospitiamo devono seguire la nostra cultura e la nostra educazione anche se sono musulmani. Naturalmente non imporremo loro di cambiare religione ma nel rispetto della libertà individuali dovranno impare la lingua italiana e la nostra cultura. Noi provvederemo a controllarli anche dal punto di vista sanitario oltre che umano.”