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E’ morto Lelio Sottotetti, per 20 anni sindaco di Castelnuovo Scrivia. Il ricordo di Brunetti


E’ deceduto all’età di 91 anni  Lelio Sottotetti, ex sindaco di Castelnuovo Scrivia con la DC dal 1951 al 1971 e vice sindaco dal 1975 al 1980.

Si tratta di un personaggio molto importante per Castelnuovo Scrivia e lo si evince anche dalle cose che ha fatto che pubblichiamo in fondo all’articolo.

Prima però un ricordo di Antonello Brunetti:

 

Ti sei spento esattamente al compimento dei 91 anni e in un periodo in cui ogni anno ti vedevo assorto in preghiera in chiesa in occasione del rito delle Quarantore.

L’ultima volta che ti sono venuto a trovare nella tua antica casa di via Garibaldi, sei giorni fa, stavi soffrendo parecchio, ma eri lucido e hai sorriso un attimo quando ti ho detto che dovevi battere il record della Varşona, morta poco prima all’età di 104 anni. Ti ho raccontato del sopralluogo fatto con la soprintendente a San Rocco, chiesa a cui tenevi particolarmente avendo dato il via con don Bruno al suo restauro e alla creazione della Confraternita di cui sei stato a lungo priore. Forse si può ottenere un contributo dalla banca Intesa e ti ho chiesto se, a tuo avviso, dovevo puntare sul Compianto, quel bellissimo gruppo cinquecentesco di statue lignee. Mi hai risposto che il tuo sogno era sempre stato quello di poterle, prima o poi restaurare, e mi hai detto alcune cose che rimarranno per sempre fra i miei ricordi.

Visto che ti eri affaticato e che ti mancava il respiro ti ho salutato, ma prima mi hai invitato con un cenno ad abbassarmi per abbracciarmi e mi hai sussurrato Antonello, me ne sto andando; tu resisti e voglio vederti andare avanti così.

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Chi era Lelio

–  Discendente da una famiglia che alla fine dell’Ottocento si era specializzata nella sperimentazione, importazione ed esportazione di ortaggi e sementi. Una clientela anche estera e molti campi di sperimentazione in tutta Italia. In particolare si specializza nella produzione di sementi di varietà locali di peperoni, cardi, cipolle e soprattutto di patate.

La sua azienda dava lavoro a decine di persone che si occupavano della produzione di tonnellate di patate portate con i carri o con il tranvai alla stazione ferroviaria di Tortona. Nel 1968 poi la tragedia: treni carichi di patate rimasero bloccati oltre il confine francese da un lunghissimo sciopero che fece andare in malora tutta la produzione.

La ripresa, con il sacrificio delle proprietà, fu difficile. Sottotetti diversificò la produzione puntando sulle sementi da orto, particolarmente quelle di difficile reperimento, da fiore, tappeti verdi, bulbi, piante e tutta l’hobbistica in bustine. Questa competenza gli procurò una forte amicizia co Guido Nicola di Aramengo che, tra un restauro e l’altro, curava il suo giardino delle meraviglie. L’attività si è conclusa un anno fa con la chiusura del negozio di via Garibaldi.

–  Proveniente dall’Azione cattolica, nel 1951 viene eletto sindaco all’età di 25 anni e  riconfermato sindaco per 20 anni sotto il simbolo della DC. Una lunga serie di opere svolte, il tutto ovviamente, come era caratteristica comune di tutti i sindaci di quell’epoca, nella massima onestà, disponibilità e apertura verso l’opposizione. Dopo la pausa dovuta ai problemi economici di famiglia, nel 1975-80 sarà vicesindaco.

–   Fra le sue iniziative vorrei ricordare l’avvio nel 1963, a fianco dell’on. Giovanni Sisto, del gemellaggio fra Castelnuovo e Port Sainte Marie nel nome di Matteo Bandello che nacque e morì in questi due paesi lontani fra loro un migliaio di chilometri.

Il restauro della chiesa di San Rocco (1983) che stava per passare alla Regione e poi essere venduta per farne la sede di una banca. Con don Bruno viene ricostituita la Confraternita di cui Lelio fu a lungo priore, con annesso Centro anziani.

Il recupero totale della chiesetta di San Damiano, del cui Comitato fu presidente.

L’amore per la sua terra era immenso, la conoscenza profonda. Spesso mi faceva vedere dei foglietti di appunti da lui compilati dopo aver ascoltato l’ing. Rigoni, un uomo di grande cultura che però non aveva mai scritto nulla del suo paese. In Lelio trovò un ragazzino che amava ascoltarlo e perciò gli confidava storie di personaggi e vicende castelnovesi. Lelio non ha scritto molto, a parte ricostruzioni storiche sui periodici locali ma fra le sue opere ci ha lasciato un libro splendido e commovente, “Foglie nel vento”, pari a quello del maestro Guerra (“Io, la dolce casetta e l’amato paesone”).

 

–  Aveva sottomano centinaia di fogli manoscritti che mi ha fatto vedere. Un libro doveva scaturire dalla sua ricostruzione delle attività economiche e delle aziende castelnovesi fra il 1850 e il 1980. Un altro raccoglieva gli alberi genealogici di quasi tutte le famiglie. Un anno fa mi passò la storia della famiglia Brunetti a partire dal 1700 e constatai che ne sapeva assai più di me.

 

–  La sua fede religiosa non ha avuto alcun tentennamento, come gli è invece capitato ultimamente per quella politica. A fianco di tutte le associazioni cattoliche, amico e collaboratore dei parroci, cristiano praticante sincero e senza dubbi. Nessuna preclusione, però, nei confronti di chi era agnostico.

 

–   Mi mancheranno le chiacchierate con lui, così ricche di contenuti. Uno dei motivi per cui andavo a trovarlo era costituito dalla ricerca di informazioni e pareri per i miei scritti. Si metteva l’auricolare per migliorare la ricezione dei timpani e poi avanti, sino a quando, poco prima delle 18, mi congedavo poiché sapevo che a quell’ora desiderava sentire per radio la messa trasmessa dalla Parrocchia. Quando venne il momento del dialetto, entrando in argomentazioni grammaticali un po’ sofisticate, mi confessò con un certo rammarico che il suo dialetto castelnovese non era perfetto, poiché reso “impuro” da influenze salesi.

 

–  Senza di lui si ridurranno le occasioni di varcare il portone settecentesco di casa sua, una casa per la quale si favoleggiava di una notte di sonno, il 12 giugno 1800 due giorni prima della battaglia di Marengo, da parte di Napoleone Bonaparte.

Una casa con ampi magazzini in cui visse e operò il filandiere Richenbach a inizio Novecento.

Una casa con volte dipinte, sovrapporte decorate da Tirsi Capitini, scalinate maestose, un ampio salone ricco di quadri e di mobili stile Luigi XVI, un ampio camino in marmi rosa e nero.

Una casa in cui Lelio svolgeva la funzione di patriarca, padre e amico, circondato dall’affetto della sempre sorridente moglie Luigina, delle premurose figlie Maria Pia, Laura e Michela e dei molti nipoti di passaggio.

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