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Arrestata dai Carabinieri di Imperia banda di Moldavi che aveva messo a segno 15 furti/L’elenco

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Imperia hanno eseguito, nei giorni scorsi, quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone, moldave, ritenuti responsabili di diciotto furti, eseguiti col metodo della cosiddetta “spaccata”  in provincia ed in altre zone d’ Italia, tra il maggio e l’ottobre scorso. In estrema sintesi, gli episodi in cui i militari dell’Arma hanno definito le responsabilità degli arrestati sono i furti (consumati o tentati) alla Eismann Pontedassio (maggio), al Tigotà Taggia (giugno), al Bennet Pontedassio, ad Acqua & Sapone Imperia, ad ENI Ponteassio, a Braschi Autotrasporti Taggia, ad Euronics Taggia, a Burger King Imperia, a Ippobet Imperia, ad Autosport Imperia (luglio), a Bartolini Venezia, ad una abitazione in Imperia, al Blue Moon Bar Imperia, alla gioielleria Martini Pontedassio, al Casa Taggia (agosto), a Bartolini Salzano (VE), alla Optikrom Venezia, a Campello Motors Venezia (ottobre). Le vicende registrate su Imperia, specialmente nel luglio e nell’agosto scorsi, avevano destato un forte allarme tra la popolazione.

I quattro arrestati sono: M.V., classe 1988, G.N., classe 1987, F.I., classe 1989 e M.A., classe 1987, tutti moldavi, che oggi si trovano nelle carceri di Venezia, Vicenza e Parma.

Indagine non semplice, trattandosi di individui estremamente mobili, in prima battuta ovviamente sconosciuti, che alloggiavano in appartamenti affittati all’uopo, B&B, camping; inoltre, la mobilità era anche garantita da veicoli di proprietà o intestati a terzi, la cui “scrematura”, eseguita in fase di analisi, ha portato ad individuare alcune “piste”, prima percorse in parallelo e poi, sulla base degli elementi che si andavano raccogliendo, con un “focus” su quella ritenuta, da un punto di vista investigativo, più sostenibile.

Altra difficoltà era data dal fatto che i correi si spostavano, nottetempo, a piedi, attraversando aree rurali e, talvolta, “scollinando” rispetto alla zona dove pernottavano. Inoltre, la banda è stata “al completo” in poche occasioni.

Ed è in una di queste, appunto, in cui i militari del Nucleo Investigativo sono intervenuti: i soggetti sono stati infatti fermati a Venezia, dopo che avevano compiuto il “colpo” alla Optikrom. La cattura non è stata semplice ed è avvenuta solo dopo un inseguimento di 90 km su strade statali ed autostrada (con tanto di sfondamento della barriera e pericolo per gli altri utenti, come la cronaca contemporanea talvolta ci illustra) tra Venezia e Montebello Vicentino, al termine del quale l’autista – uno dei tre che avevano compiuto il “colpo” e che stava fuggendo a bordo di un veicolo di grossa cilindrata rubato la notte precedente –  ha perso il controllo del veicolo ed è stato catturato. Altri due sono stati raggiunti in un B&B di Venezia immediatamente dopo. Il quarto, F.I., che nel frattempo aveva raggiunto Parma, è stato rintracciato ed arrestato: anche qui un tentativo di fuga ulteriore, immediatamente risolto, perché sul soggetto pendeva un M.A.E. dalla Norvegia per rapine e furti. L’individuo, peraltro, era già riuscito in passato a sfuggire a controlli in diverse parti del Nord Italia, scappando all’atto del fermo del veicolo.

Gli elementi raccolti con l’arresto sono stati quindi inanellati con quanto collezionato durante le investigazioni e relazionati all’Autorità Giudiziaria, che ha emesso le misure cautelari richieste.

Furti di notte e “bella vita di giorno”: quando si trovavano in Italia, infatti, il gruppo viveva dei proventi dei reati tra la Liguria, il Veneto, l’Emilia; i viaggi in Moldavia, tanto frequenti quanto improvvisi, servivano per portare a casa il denaro rubato durante le scorrerie. Nei periodi di “day off” il gruppo si ritemprava dalle fatiche notturne.

“Turismo criminale”, quindi, perché, come ha osservato il G.I.P. nella misura cautelare, «nessuno di loro è radicato in territorio italiano in cui fa incursione soltanto al fine di  commettere reati contro il patrimonio».

Nell’ambito dell’operazione sono state denunciati altri due stranieri: un uomo, ritenuto corresponsabile in taluni eventi ed una donna, che ha favorito la latitanza di F.I. in pendenza di M.A.E..

 

 

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