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Spende 20 mila euro per salire su un barcone e venire in Alessandria a fare la prostituta. La triste storia di Amina


Abbiamo usato un nome di fantasia, Amina, per raccontare una vicenda che la dice lunga su cosa si può nascondere tra i profughi e i migranti che salgono su un barcone dalle coste africane e vengono letteralmente  “presi” dalla Guardia costiera e portati in Italia.

La vicenda stavolta tocca la nostra zona, la città di Alessandria e a raccontarla non siamo noi giornalisti di oggi cronaca, ma direttamente la Polizia di Stato.

Di seguito, integralmente, il loro comunicato stampa che la dice lunga su quello che può accadere in seguito alle migrazioni di massa che si stanno verificando ormai da molti anni nel nostro Paese.

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Durante il regolare servizio di controllo del territorio, in un pomeriggio di fine gennaio, il personale delle volanti è stato inviato dalla sala operativa 113 in una via del centro cittadino, per una presunta lite tra 3 coinquilini, tutti di nazionalità nigeriana, in relazione alla suddivisione delle spese di locazione dell’alloggio in cui dimoravano.

Giunti sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in una coppia di nigeriani che lamentavano di non ricevere da tempo il canone di locazione pattuito con una ragazza, loro connazionale, che stazionava fuori dall’uscio di casa con una valigia in mano; ma la veemenza e l’aggressività verbale che i due mostravano nei confronti della giovane, hanno insospettito gli operatori che hanno condotto tutti in Questura per gli accertamenti del caso e le procedure di identificazione.

Grazie all’ausilio di un interprete gli operatori hanno successivamente accertato che dietro la banale lite si nascondeva ben altro.

Seppure stremata e angosciata, la giovane nigeriana ha trovato il coraggio di raccontare la sua triste vicenda migratoria e i soprusi subiti dai suoi connazionali. Emerge, così, che la ragazza, da alcuni mesi era giunta ad Alessandria, a seguito di uno sbarco avvenuto sulle coste sicule, non senza difficoltà, con la prospettiva di un lavoro lecito, dopo una tappa in un centro di accoglienza, così come gli era stato promesso da alcuni suoi concittadini che l’avevano messa in contatto con la coppia di cui sopra, precedentemente giunta sul territorio nazionale. Secondo gli accordi, il viaggio verso l’Europa e la sistemazione in Italia le sarebbero costati ben 20.000 euro; debito che avrebbe poi saldato lavorando come parrucchiera e studiando la lingua italiana.

Tuttavia, fin dalla sera del suo arrivo ad Alessandria, in una sera di novembre, la ragazza, ancora minorenne, si accorge ben presto che le promesse di una nuova vita erano false, e già solo per essere ospitata la prima notte dai due malintenzionati, veniva costretta a prostituirsi in strada. E così è stato per i giorni a seguire, sia per garantirsi un posto letto che per onorare il debito, sopportando violenze e minacce di morte, nei suoi confronti e anche ai danni dell’anziana madre rimasta in Nigeria, sotto le pressioni dei parenti dei due sfruttatori.

Tale situazione perdurava sino al giorno in cui la giovane è venuta a conoscenza della morte della madre, momento in cui ha iniziato a ribellarsi a quell’odioso assoggettamento. Per tutta risposta, i due, identificati per ESSE Evelyn, nata il 16.08.1987, e OGBODU Kingsley,  nato il 30.06.1988, continuavano a lasciarla senza cibo e la facevano uscire di casa al freddo, maltrattandola quotidianamente, e minacciando ritorsioni contro la famiglia in Nigeria. Inoltre, gli stessi la ricattavano promettendo di denunciarla alle autorità italiane per il suo stato di clandestinità, qualora non avesse consegnato loro il ricavato delle sue prestazioni sessuali.

Solo grazie all’aiuto di un’amica, la giovane vittima di soprusi ha trovato, poi, rifugio in un’abitazione poco distante da quella che era diventata la sua prigione.

Il giorno dell’intervento dei poliziotti, la Evelyn si presentava presso la nuova abitazione della ragazza e dopo averla rintracciata, la minacciava richiedendo i “suoi soldi” e le strappava dalle mani un tablet.  Per non mettere nei guai l’amica che le aveva prestato aiuto, la giovane decideva di allontanarsi con la valigia al seguito, ma è stata nuovamente bloccata dai due, fino all’arrivo degli agenti che si sono frapposti tra loro per evitare il peggio.

Dopo le dichiarazioni rese dalla giovane in ufficio, gli operatori delle volanti hanno cercato dei riscontri procedendo a perquisire l’alloggio della coppia di aguzzini, rinvenendo effettivamente alcune parrucche e abiti succinti, diverse confezioni di contraccettivi, e anche il tablet sottratto alla ragazza; tutti elementi che la coppia non ha saputo giustificare altrimenti, se non collegandoli all’attività di meretricio, esercitata anche dalla donna

Dalle attività di fotosegnalamento, è successivamente emerso che entrambi i soggetti avevano alcuni alias e pregiudizi di Polizia, arresti in flagranza e condanne. In particolare, l’O.K. risultava avere commesso reati legati alle norme sull’immigrazione, lesioni personali ed un arresto in flagranza per estorsione e rapina aggravata commessa ai danni di tre prostitute, mentre la E.E. risultava essere stata tratta in arresto due volte per reati in materia di stupefacenti e reati connessi all’immigrazione clandestina.

Al termine delle attività la giovane vittima è stata collocata in una struttura protetta, mentre i due malintenzionati venivano arrestati per aver costretto la ragazza, sotto minaccia, a favorirli nella loro attività delittuosa, tacendo sulle loro malefatte all’arrivo dei poliziotti. La sola E. E. veniva arrestata anche per il reato di furto con strappo del tablet. I membri della coppia venivano, inoltre, denunciati per i reati di sfruttamento, favoreggiamento della prostituzione minorile e favoreggiamento dell’ingresso illegale sul territorio nazionale.

Il P.M. di turno ha successivamente disposto che gli arrestati venissero tradotti presso le case circondariali di Alessandria, per O. K. e quella femminile di Torino “Lorusso e Cotugno” per E.E.

Dopo la convalida dell’arresto il gip ha disposto nei loro confronti la misura della custodia  cautelare in carcere.

La legittimità della posizione sul territorio nazionale dei due è al vaglio delle competenti commissioni.

Sono in corso ulteriori accertamenti sul caso da parte degli inquirenti.

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