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Acqui Terme, simula un reato nella propria ditta ma le telecamere lo sgamano

I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Acqui Terme, a conclusione di mirate e articolate indagini, hanno denunciato in stato di libertà due fratelli di 42 e 35 anni, residente in Strevi, con l’accusa di simulazione di reato e furto aggravato.

L’attività investigativa ha avuto origine dalla denuncia sporta presso la Stazione Carabinieri di Acqui dal maggiore dei due. Questi, dipendente di una ditta di che fornisce distributori automatici a numerosi esercizi pubblici della provincia, aveva riferito che, mentre si trovava all’interno di un locale per ritirare l’incasso da un distributore di proprietà della ditta per la quale lavora, qualcuno aveva approfittato della situazione per rubargli il furgone parcheggiato all’esterno, nel quale vi erano oltre 3.000 euro, frutto degli incassi giornalieri già ritirati.

Qualche ora dopo, gli stessi militari della Compagnia di Acqui Terme avevano rinvenuto il furgone rubato nelle campagne di Strevi, con la cassaforte in cui erano custoditi i denari e il nottolino di accensione palesemente forzati.

Anche in questo caso, un lavoro dettagliato di ricostruzione dell’accaduto e l’esame dei diversi filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza della zona hanno consentito agli investigatori di individuare un soggetto che, stranamente molto somigliante al denunciante, subito dopo che questi si era allontanato dal furgone parcheggiato, si era introdotto nell’abitacolo e in brevissimo tempo lo aveva messo in moto, dileguandosi.

Ad insospettire i militari erano stati anche il luogo ove il furgone era stato poi abbandonato, non molto lontano dall’abitazione del denunciante e le stesse modalità con le quali era stata prodotta la forzatura del nottolino di accensione, che i rilievi effettuati nell’immediatezza facevano subito ritenere fosse una sorta di “forzatura forzata”, prodotta cioè “ad arte”, dopo che il furgone era stato rubato. Le caratteristiche dell’effrazione, infatti, erano tali che essa non avrebbe mai potuto consentire agli ignoti ladri di mettere in moto il furgone.

Inoltre, subito sospetto è apparso, altresì, il brevissimo lasso di tempo intercorso tra il furto e  l’abbandono del mezzo.

Alla luce dei molteplici e concordanti indizi raccolti e nella convinzione che la versione fornita dal denunciante fosse ormai priva di concreti riscontri a suffragio della sua autenticità, i militari convocavano in caserma il 42enne che, messo alle strette, dinanzi alle contestazioni mossegli ammetteva di avere inscenato il furto con la complicità del fratello 35enne, per impossessarsi del denaro.

Egli stesso conduceva poi gli inquirenti presso la propria abitazione e successivamente in un bosco nelle vicinanze di Acqui Terme, ove i militari rinvenivano e sottoponevano a sequestro il cannello a gas usato per “aprire” la cassaforte e tutti i sacchetti portamonete, ovviamente privi del denaro sulla cui “sorte” lo stesso 42enne si rifiutava di fornire indicazioni.

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