Negli ultimi anni si sta assistendo al proliferare di manifestazioni pseudo-musicali che si sviluppano ai margini (ma in qualche caso anche all’interno) delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino, che sfuggono a qualunque tipo di controllo da parte delle forze dell’ordine, ignorando le più elementari regole di convivenza civile e di rispetto dell’ambiente in cui si svolgono.
Si tratta dei “rave-party”, raduni di centinaia o migliaia di persone provenienti da diverse zone d’Italia e d’Europa, che si possono definire come veri e propri sequestri di porzioni più o meno ampie di territorio, al cui riguardo sia i proprietari dei terreni, sia chi abita nei dintorni delle aree interessate, sia gli habitat e gli animali del luogo, si trovano costretti a subire passivamente i danni e il disturbo durante l’evento e le sue conseguenze.
A questo punto, vista l’escalation di eventi avvenuta negli ultimi due anni, è indispensabile cercare di individuare le contromisure tramite cui arginare il fenomeno, per non trovarsi impreparati la prossima volta (che potrebbe avvenire anche prossimamente).
A nostro avviso, i punti di partenza sono i seguenti:
1) Coordinamento delle Prefetture coinvolte, per evitare conflitti di competenze, visto che il confine tra Piemonte e Lombardia, peraltro non univoco, non è facilmente individuabile in loco. Questo passaggio dovrebbe preludere al coordinamento delle forze dell’ordine dislocate sul posto, in modo da aumentarne l’efficacia ma soprattutto per cercare di prevenire l’occupazione delle aree. Il coordinamento delle Prefetture dovrebbe, in realtà, partire dalle prime avvisaglie di movimento degli automezzi pesanti che trasportano il materiale per allestire il raduno (impalcature, casse acustiche, ecc.).
2) Coordinamento dei Comuni coinvolti, analogamente a quanto avviene in occasione degli eventi alluvionali. Anche in questo caso l’obiettivo da perseguire dovrebbe essere la prevenzione del fenomeno ponendo attenzione ai primi movimenti degli pseudo-organizzatori. In ogni caso potrebbe essere utile l’emanazione di Ordinanze che vietino questo genere di eventi, da divulgare adeguatamente.
3) Coinvolgimento dei proprietari dei terreni agricoli su cui si sono svolti ripetuti rave-party, per verificare se esistono modalità per impedire l’accesso.
4) Coinvolgimento di AIPo per quanto attiene l’impedimento al transito degli automezzi sugli argini demaniali, peraltro già oggi vietato ma solo indicato con cartelli di divieto di circolazione.
5) Coordinamento delle Regioni (Piemonte e Lombardia) per verificare se esiste la possibilità di regolamentare la materia con provvedimenti più incisivi di quelli oggi esistenti, che sono di difficile applicazione per l’assenza di una figura di riferimento come organizzatore di questi raduni, all’apparenza semi-spontanei.
6) Prevedere forme di sostegno economico, da parte delle Regioni o delle Province, a favore dei Comuni che si trovano a dover affrontare la rimozione dei rifiuti conseguenti ai rave-party, poiché tali interventi possono essere anche molto onerosi e complicati.
Ente parco del Po – Casale