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Un’altra opinione sul mangiare cibi potenzialmente cancerogeni per aiutare la battaglia contro il cancro


Direttore, nel salutarLa Le chiedo di omettere il mio nome.
Ho letto quanto scritto dalla D.ssa Paola Re in merito alla raccolta fondi in favore della senologia di Tortona e posso immaginare, come ho gia’ constatato, le polemiche pro e contro i contenuti della lettera.
Premesso che non sono un cacciatore e nemmeno un animalista a tutti i costi, desidererei esprimere un mio parere in proposito.
Io ritengo che tutti possano esprimere il proprio assenso o dissenso ma se accettare o meno il contributo in questione ritengo spetti solo ed unicamente all’associazione destinataria dei fondi raccolti; tutti possono condividere o meno l’iniziativa ma ognuno rispetti i ruoli e le responsabilita’.
Del resto, molto semplicemente, considerare il menu’ proposto non salutare o poco salutista lo ritengo gia’ un errore in partenza.Nelle scuole, negli ospedali e nelle strutture pubbliche, perche’ il privato e’ tale e quindi frutto di libere scelte nel rispetto delle leggi in vigore, tutti i giorni si propongono menu che di salutare cos’hanno? Forse che nelle strutture pubbliche, come in milioni di case del resto, carni e formaggi non fanno piu’ parte della dieta quotidiana?  O mi e’ sfuggito qualche cosa?Mi sentirei in colpa se mi avvicinassi a piatti che presuppongono l’abbattimento di capi, allevati e non, in via di estinzione ma francamente avvicinarmi ad una ben cotta fiorentina o ad una lepre cucinata “come una volta” con i tagliolini di contorno, qualche volta l’anno, mi lascia sereno e soddisfatto. Forse qualche difficolta’ digestiva ma tutto sommato accettabile per la gioia del mio palato.Poco salutari questi piatti? Forse se li mangiassi un giorno si e l’altro anche mi preoccuperei ma di tanto in tanto perche’ privarmene?
Se si rispettano le leggi ed i regolamenti in vigore perche’ colpevolizzare i cacciatori od i commensali che consumano carni e formaggi?
Sono piatti non salutari? Forse, ma anche lo stesso Prof. Veronesi ha piu’ volte detto e scritto che e’ la moderazione, e quindi la cautela nella quantita’ e nei tempi di assunzione, a fare la vera differenza. O vogliamo mettere in discussione l’esperienza del prof. Veronesi?
Io rispetto chi non condivide la pratica della caccia  ma la libera scelta, consapevole ed informata, va altrettanto rispettata.
Se poi non si ha la forza di far cambiare le leggi questo e’ un altro problema ma non per questo dobbiamo dipingere i cacciatori come assassini. Svolgono una attivita’ regolamentata da leggi  e di conseguenza hanno il diritto di svolgerla; senza se e senza ma anche se in parte non condivisibile.

Se si vuole abolire la caccia allora chi sostiene tale tesi si adoperi in punta di diritto per raggiungere l’obiettivo perche’ la sconfitta e’ anche quella di spostare l’attenzione delle persone su un falso scopo. Come in questo caso il messaggio trasmesso e non detto e’ che attacchiamo la categoria dei cacciatori o dei consumatori di carni e formaggi perche’ siamo impotenti nell’ottenere regolamenti diversi.
Cordialita’

Lettera Firmata


Il fatto che certe pratiche siano tutelate dalle leggi di uno Stato è molto opinabile e non significa siano giuste. Senza tirare in ballo l’Isis (che è uno stato geograficamente a tutti gli effetti) è sufficiente pensare a leggi in vigore presso certe nazioni in cui la libertà individuale è inesistente, le donne sono discriminate ed è in vigore anche la pena di morte.

Il problema non è tanto se utilizzare e mangiare carne o prodotti derivati dagli animali, ma semplicemente di coerenza: se chi è preposto a combattere una certa cosa, per farlo utilizza la stessa cosa che vuole combattere è coerente con  sé stesso?

Quindi: ha un senso raccogliere fondi per aiutare a combattere il cancro, ingerendo quegli stessi cibi che aiutano il cancro a proliferare?

Attenzione: chi scrive è onnivoro e non ha nessuna ragione a prendere le difese di una o dell’altra parte,  inoltre ritengo che il discorso non debba fossilizzarsi  solo al caso in discussione ma debba essere allargato a una semplice domanda: cosa siamo disposti a fare e fino a che punto siamo disposti a spingerci pur di raccogliere soldi?

Questo, credo, sia il quesito di fondo posto da Paola Re, che non riguarda la singola associazione organizzatrice dell’evento, ma un raggio molto più ampio e cioé  tutte le associazioni grandi e piccole che operano nel mondo, molte delle quali prima di devolvere fondi all’obiettivo finale  tolgono le spese sostenute, quelle per il personale, l’affitto della sede, del presidente, della segretaria, ecc…. e alla fine i soldi devoluti alla solidarietà, rimangono ben pochi

Impossibile non ricordare l’incongruenza emersa a livello planetario alcuni anni fa dove il congresso di una nota associazione contro la fame nel mondo si svolgeva in un hotel 5 stelle lusso con pranzi e cene luculliane consumati da persone obese mentre con i soldi spesi per pagare quel congresso si sarebbero sfamate chissà quante persone.            

Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca 

 

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