Sono le 16,30 e decido di attraversare da nord a sud tutta la città partendo dall’area verde di viale De Gasperi, fino all’ospedale.
Sino a pochi anni fa era normale vedere la città vuota, ma ultimante, per colpa della crisi, questo non è più successo e i tortonesi rimanevano in città più numerosi del solito.
Stavolta però sembra diverso: lo capisco dal silenzio che aleggia fin dal mattino e la conferma arriva non appena scendo in strada: via Emilia è vuota e seduti poche auto che transitano non ci sono che pochi ragazzi annoiati.
La rotonda carabinieri è deserta: mi fermo qualche minuto ma non passa quasi nessuno. Vado avanti e gli unici bar aperti sono quelli gestiti dai cinesi. Loro lavorando sempre: anche a Natale.
Proseguo e sulle panchine in mezzo alla desolazione c’è una donna sola, vestita di bianco che parla al cellulare: chissà da quanto tempo è lì…
Piazza Gavino Lugano è quasi deserta e poco più in là sui tavolini del ex bar gestito a Mario Zompicchiatti altri clienti: stavolta anche anziani. Anche loro sorseggiano birra.
Sono le quasi 17 e in piazza Duomo non transita nessuno. Mi fermo a guardare la Cattedrale per diversi minuti, e vedo passare diversi tortonesi con cane al seguito: giovani e meno giovani.
Sui tavolini della gelateria vicino al Duomo persone di ogni età sorseggiano mangiano un gelato al fresco o una granita. Non sono poche, ma tutte parlano sottovoce e non mi arriva neppure il loro vociare.
Regna il silenzio: anche qui, nel cuore di Tortona.
Proseguo verso i portici Frascaroli: deserti o quasi. In via Emilia due giovani minorenni transitano in bicicletta: anche loro in rigoroso silenzio, quasi a non voler spezzare l’incantesimo che regna nella zona.
Sui tavolini del Bar Bardoneschi due signore di mezza età sorseggiano una bibita e poco più in là un pensionato dorme con la birra davanti appena bevuta.
Il suo dolce dormire nel cuore di Tortona diventerà l’icona di questo servizio: scatto un paio di fotografie e il click della macchina fotografia rimbomba nell’eco dei portici: le due signore mi guardano, ma nessuna di loro dice nulla, nessuna protesta.
La gente passeggia: non sono pochi, ma non uno che rompa gli schemi. Soltanto due ragazzine appena 15enni mi vedono e ad alta voce gridano “Noi passiamo ferragosto in via Emilia” ma è un attimo,poi il silenzio torna padrone.
Già, i bambini: a parte qualche carrozzina non ce ne sono.
Raggiungo piazza Malaspina e mi fermo a guardare un gruppo di amici, poi l’ospedale e piazza Roma: transita qualche auto ma è un caso, perché le strade sono deserte.
Passa persino un “vù cumprà” con borsone e valigia ma anche lui decide che non è il caso di vedere, oggi è Ferragosto e prosegue oltre.
La città è quasi deserta le forze dell’ordine vigilano: in via Emilia infatti passa la pattuglia della polizia municipale che controlla sia tutto a posto.
Ritorno sui miei passi e la donna vestita di bianco è ancora lì seduta sulla panchina sempre al cellulare ma lo fa con discrezione: mi chiedo con chi starà parlando da così tanto tempo, ma non ha importanza: ha deciso di trascorrere Ferragosto così e per avere pace e tranquillità ha scelto la via Emilia.
Roba d’altri tempi.
Angelo Bottiroli