Gentili signori e signore,
ho appreso dai mezzi di informazione che il 5 e 6 Agosto a Sant’Agata Fossili (AL) si tiene la terza “Cena del cacciatore” con polenta, cinghiale e gorgonzola, tagliolini ai funghi e altre specialità; il ricavato sarà in parte devoluto all’associazione “Franca Cassola Pasquali” a favore dell’Unità di Senologia dell’Ospedale di Tortona.
Sono donna quindi interessata direttamente all’attività dell’Unità di Senologia dell’Ospedale di Tortona. Sono anche impegnata nell’associazionismo e qualsiasi messaggio arrivi dalle associazioni mi interessa particolarmente: le associazioni fanno un importante lavoro di sussidiarietà orizzontale, spesso sostituendosi alle istituzioni nelle richieste della cittadinanza. Non conosco direttamente l’associazione “Franca Cassola Pasquali” ma sono informata sulla sua attività e so che non è nuova a queste cene di finanziamento coi soldi che arrivano da eventi organizzati dalle associazioni venatorie, promossi anche sul sito web http://www.associazionefcp.it/category/eventi/serate-e-concerti/ .
Sono fermamente contraria alla caccia per la crudeltà che la contraddistingue e trovo paradossale che i cacciatori si spendano in opere di “solidarietà”: da una parte si uccide e dall’altra si cerca di mostrare il volto buono di questo sport sui generis.
L’aggravante di questo appuntamento è che il Comune abbia concesso il patrocinio, forse abbagliato dalla luce della “solidarietà” o forse perché Sant’Agata è terra di cacciatori che portano voti.
Come se non bastassero cacciatori e Comune, l’associazione destinataria del ricavato non si è posta il problema del menù della cena, come se fosse un particolare irrilevante ma, trattandosi di questioni oncologiche, non lo è affatto. Sull’insorgenza dei tumori femminili correlata a un certo tipo di alimentazione, la letteratura medica è esaustiva e, una volta tanto, concorde.
Ho visitato alcuni siti web competenti in materia di tumori femminili e consiglio di riflettere sulle informazioni date.
Qui si parla di grassi animali http://www.tumorealseno.info/html/cnt/it/fattori_modificabili.asp “Fattori di rischio per tumore al seno (…) Uno studio in pazienti in cui il cancro al seno era stato appena diagnosticato mostra il loro schema nutrizionale come caratterizzato da una dieta a molto basso consumo di cereali, verdure, frutta e pesce e da un elevato consumo di carne e di carne lavorata (…) i grassi alimentari possono influenzare il rischio di cancro al seno.”
Qui si parla di formaggio http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=934 “Tumore al seno, meglio evitare il formaggio. I prodotti caseari aumentano il tasso di mortalità. Il consumo di prodotti caseari ad alto contenuto di grassi aumenta il tasso di mortalità nelle donne che hanno subito una diagnosi di cancro al seno. A scoprirlo è una ricerca del Kaiser Permanente pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute. Gli scienziati hanno condotto per la prima volta uno studio atto a segnalare il nesso fra regime alimentare con alto apporto di grassi derivanti da prodotti caseari e sopravvivenza a lungo termine a seguito di diagnosi di cancro al seno. I ricercatori hanno analizzato un gruppo di donne con diagnosi di cancro al seno ai primi stadi fra il 1997 e il 2000. Le donne che consumavano quantità maggiori di prodotti caseari mostravano anche una maggiore mortalità, sia per cause legate al tumore che per cause generali. Nello specifico, chi consumava una o più porzioni al giorno di questi prodotti aveva anche il 64% di probabilità in più di morire a causa del cancro nel corso dell’anno successivo.”
Anche qui si parla di formaggio http://www.eurosalus.com/malattie-cura/relazioni-pericolose-tra-formaggio-e-cancro-anche “Per capire la relazione tra prodotti lattiero caseari e cancro, è importante un lavoro effettuato in Canada (Int J Cancer. 2003 Oct 10;106(6):934-41), che evidenzia anche come la medicina occidentale si affanni per cercare di dare una spiegazione al fenomeno. (…) Sembra che il mondo accademico classico abbia alcune regole precise di divulgazione per quanto riguarda il consumo di latte. Come se latte e formaggi “non potessero” per definizione fare del male! (…) A questi dati si aggiungono anche ricerche più recenti, effettuate in California (Tangvoranuntakul P et al, Proc Natl Acad Sci U S A. 2003 Oct 14;100(21):12045-50. Epub 2003 Oct 01), che spiegano come l’acido sialico, presente regolarmente negli animali, quindi anche nel latte (…) ma non nell’uomo, si trova ad essere presente (e poi ad agire) negli esseri umani con possibili effetti tumorali (…)”
Non sarà certo una cena dei cacciatori a provocare il tumore ma il messaggio salutistico che si dà con quel menù è preoccupante, come è preoccupante la mentalità del Comune di Sant’Agata che patrocina un simile evento e ancor più della associazione “Franca Cassola Pasquali” che dovrebbe dare un esempio integerrimo di come nutrirsi ma forse cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte mirando ad avere una grande partecipazione a tavola quindi raccogliendo tanti bei soldini. Pecunia non olet?
La mia prossima visita senologica non avrà luogo presso l’Unità di Senologia dell’Ospedale di Tortona per non correre il rischio di ricevere discutibili consigli su come alimentarmi in fatto di prevenzione.
La mia partecipazione a questa cena è da escludersi, oltre che per motivi salutistici, per ragioni etiche: non si aiutano gli esseri umani massacrando quelli non umani, in perfetto stile venatorio.
Mi auguro di potere partecipare alla prossima cena di solidarietà a base di cibo vegan, biologico, a kilometro zero, equosolidale. Le cene benefiche sono eventi occasionali e bisognerebbe organizzarle usando maggiore sensibilità, dando un segnale di benessere e di rispetto verso l’ambiente tutto: umano, animale e vegetale.
Cordiali saluti.
Paola Re