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Personaggi Alessandrini: Il laboratorio dei fratelli Sibilio


Andrea e Riccardo hanno ereditato, da mamma Giovanna – pianista da papà Luigi – cantante lirico, la passione per la musica così hanno deciso di impegnare il loro ingegno alla costruzione di stupendi strumenti adatti all’alta interpretazione musicale: una storia nata con paziente accorata passione

Il legno più è antico meglio rende, la vernice più è artigianale meglio assolve al proprio compito, ecc.., come s’apprende parlando con i titolari dell’atelier, Andrea e Riccardo.
È Riccardo stesso ad approntare la tintura da spalmare sugli strumenti appena costruiti, dà lucentezza, protegge il legno dai graffi, ecc..
La sostanza è ricavata dalla cenere formata dopo aver arso la potatura di un tipo di vitigno, cresciuto al clima del Monferrato, coltivato su quel terreno innaffiato Tanaro.
Il lavoro svolto non è improvvisato, vi sono anni, anni di scuola presso i migliori liutai, occorre imparare a conoscere il legno, uno dei materiali, fra i più stupendi, offerti dalla natura, con le sue debolezze, … perché no? Con le sue magie, con le sue magagne.
La tavola armonica è intagliata dall’abete della Val di Fiemme, l’acero è adatto alla costruzione di fondi, dei manici; il pioppo trova l’impiego ottimale per alcune parti dei contrabbassi.
I fratelli Andrea e Riccardo affermano: «La materia prima la tagliamo noi, come preferiamo. È questione di venature, di limitare gli sprechi … andiamo alla ricerca di piante antiche, preziosissime, oltre l’immaginazione».
Riccardo ha provato a smontare un violino, è stato colto dall’entusiasmo dei suoi componenti interni: le catene, le controfasce, gli zocchetti, l’anima, ecc.. tutti elementi rigorosamente scelti fra le diverse essenze, ciascuna impiegata secondo la propria precisa funzione, senza la quale i violini tacciono, nemmeno possono essere assemblati.
Questi ragazzi hanno sempre avuto come compagna la musica, con e per la musica lavorano, non in veste di esecutori, piuttosto come costruttori di strumenti per far musica, una passione nata più dalla curiosità volta all’interesse di «capire come è fatto lo strumento».
La loro perizia non si ferma qui, anzi sono sempre «… alla ricerca di “pezzi” metodi antichi, per smontarli, per osservare come sono assemblati … è fondamentale abituare l’occhio alle lavorazione di un tempo … sono strumenti di splendida fattura … hanno insito un calore speciale, aiuta a operare meglio».

                                                                           Franco Montaldo



 

 

 

 

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