Ormai riteneva averne acquisito il “diritto”, perché T.S., classe 1977 in Italia da oltre 10 anni residente nel parmense, con moglie e 4 figli, al momento in attesa di lavoro, aveva al seguito un documento di guida italiano e, soprattutto, in tutti questi anni la macchina aveva “imparato” a guidarla.

Controllato più volte era riuscito a superare indenne le verifiche, perché effettivamente quel documento sembrava “vero”.

Quando nello scorso fine settimana è stato fermato lungo l’A26 dei trafori all’altezza di Ovada, da Agenti della Polizia Stradale alessandrina non ha esitato a fornire, tra gli altri documenti, quella patente di guida italiana, riportante il suo nome e cognome e la sua fotografia, che lo abilitava alla conduzione di veicoli.

Gli Agenti hanno voluto approfondire qualche accertamento e la verifica  ha evidenziato quello che i poliziotti avevano sospettato: T.S. non aveva mai conseguito la patente di guida italiana, che era stata compilata con i dati del cittadino tunisino, su un supporto originale sottratto “in bianco” presso gli uffici della Motorizzazione Civile. In realtà il numero di patente indicato su quel documento era relativo alla patente di un cittadino italiano residente nel ravennate.

Il soggetto, fermato, è stato associato alla casa circondariale di Alessandria e posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che, dopo aver convalidato l’arresto operato dalla Polizia Stradale, ha disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza per T.S., con il divieto di uscire nelle ore notturne.