Fa specie come negli ultimi quattro anni, cioè da quando i vertici di Regione Piemonte hanno iniziato a prendere di mira il quadrante alessandrino della sanità, sembra non vi sia stato nessuno, tra i responsabili della struttura ASL AL, che si sia schierato completamente e pubblicamente a difesa di Tortona, cioé di un ospedale i cui reparti e risorse sono stati ingiustamente penalizzati e bistrattati, se pur sovente riconosciuti superiori rispetto a Novi Ligure per livello di servizio, qualità, ammodernamento, macchinari e tecnologie.
Addirittura nel novembre 2012 una relazione redatta da apposita commissione tecnica interprovinciale composta da esponenti selezionati tra Azienda Ospedaliera di Alessandria, Asl di Asti e Asl di Alessandria, dopo accurati sopralluoghi nei reparti di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali alessandrini e astigiani, era giunta alla conclusione che il punto nascite di Tortona fosse da prediligere rispetto a quello di Novi Ligure per via di diversi parametri di valutazione. Eppure venne adottato un atto aziendale in pieno contrasto con questa autorevole perizia. Perché?
Una ASL piegata al volere della Regione?
Ancora oggi non si riesce quasi mai a comprendere pienamente ed avere una gestione che comunichi in piena limpidezza tutto ciò che riguarda chiusure, trasferimenti così come il futuro dell’ospedale di Tortona. Sembra che qualsiasi azione debba lasciare adito a dubbi e contenziosi. L’impressione è quella di trovarsi davanti ad una ASL ridotta al ruolo di mero esecutore, impotente davanti ad un ridimensionamento fortissimamente voluto dalla politica e adottato con una ben chiara e precisa connotazione che, a dispetto di ogni evidenza sia ragionevolmente possibile produrre a favore di Tortona, ha impunemente inseguito, perseguito e conseguito la valorizzazione dell’ospedale “San Giacomo” di Novi Ligure e l’annientamento del “Santissimi Antonio e Margherita” di Tortona.
Giusto che sia così? Se è giusto deve esserlo a 360°, includendo tutti gli aspetti, compreso quello legale.
La Regione ha adottato scelte politiche, e lo abbiamo capito tutti, ma i vertici delle ASL dovrebbero poter mantenere un intoccabile margine di garanzia nell’autonomia operativa, liberi di porsi in maniera critica all’interlocutore politico (la Regione) così come di poter agire in maniera diversa, indipendente ed autonoma per poter operare come buon amministratore pubblico, senza essere mortificati ad un ruolo da semplice esecutore.
I Presidenti di Regione cambiano, ed insieme a loro i relativi manager di fiducia, ma nonostante queste alternanze, sembra che la Sanità alessandrina continui ad abbandonare e penalizzare i suoi talenti anziché tutelarli, valorizzarli e promuoverli. Anche ponendosi in contrasto con fior di sentenze della Corte dei Conti, in particolar modo quella della Sezione Giurisdizionale per il Piemonte datata 13 aprile 2000, n. 1192/EL/2000.
Annamaria Agosti