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Alessandria, 1.400 parti all’anno ma si muore anche qui. Simona Casciano é stata l’ultima prova. E intanto Tortona ha chiuso…..

Simona Casciano all'ottavo mese di gravidanza - Foto tratta dal suo profilo facebook

Simona Casciano all’ottavo mese di gravidanza – Foto tratta dal suo profilo facebook

Simona Casciano era una donna bellissima e solare, di quelle persone che, per la loro grazia, sono istintivamente amate da tutti. Una bellezza che negli ultimi mesi era ancor più radiosa, per l’imminenza del diventare mamma di una splendida e desideratissima bambina. Invece, appena dopo la nascita della figlia, le sue condizioni hanno iniziato ad aggravarsi sempre più, fino al peggiore epilogo possibile. Sabato sera, tre giorno dopo aver dato alla luce Arianna, la situazione è rapidamente precipitata, e la neo mamma di 37 anni è morta nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Alessandria, lasciando storditi dal dolore amici e parenti.

Un dramma famigliare amplificato nell’epoca dei social network, testimone di se stesso sulla pagina Facebook di Simona, dove l’euforia contagiosa degli amici che accoglievano festosamente la nascita della bambina ha repentinamente lasciato il posto allo sconcerto per l’accaduto ed a una serie ininterrotta di messaggi di cordoglio, intrisi di un dolore sordo, di un angoscioso ed amaro groppo in gola che ha soffocato la gioia che doveva coronare il momento più bello dell’esistenza di una coppia.

Simona era arrivata in ospedale accompagnata dal marito, Davide Riccobono, il 10 febbraio. Secondo quanto trapelato, i medici avrebbero deciso per l’induzione del parto, una procedura adottata di sovente per stimolare l’inizio del travaglio quando la gravidanza è giunta a termine; per una tragica fatalità, pare che si tratti della stessa procedura a cui venne sottoposta, il 26 dicembre scorso, Angela Nesta, la giovane mamma morta a Torino, anche se in quel caso gli ispettori del ministero della salute, inviati dal ministero, non avevano riscontrato anomalie.

Davide Ricorono, 41 anni, marito di Simona, reagisce al tragico evento con ferma determinazione, pretende chiarezza sull’accaduto. Con il sostegno e l’aiuto di un amico di famiglia, avvocato, presenta denuncia presso i Carabinieri di Alessandria, ottiene il sequestro della cartella clinica della moglie e l’avvio delle indagini coordinate dal Pm Marcella Bosco. Anche se niente potrà mai restituire ad Arianna il calore delle braccia di colei che l’ha cullata per nove mesi in grembo, vuole giustizia per sua moglie.

INAUDITO MORIRE DI PARTO COSI’



Cinque decessi in sala parto nell’ultima settimana del 2015, cui si aggiunge a pochissima distanza di tempo anche quello di Simona Casciano. Si stima che ogni anno in Italia muoiano di parto circa cinquanta donne, un dato medio-basso se confrontato con altri Paesi europei, ma soprattutto colpisce che questi episodi siano accaduti in centri di eccellenza. Certo, non è il caso di fare allarmismi, quando senza conoscere in maniera approfondita gli esiti delle indagini, si può unicamente parlare di cause non prevedibili e non prevenibili.

Tragiche fatalità e pure coincidenze. Pare impossibile poter trovare una spiegazione diversa, le strutture in cui si sono verificati i recenti, terribili episodi sono centri di grande esperienza. Si tratta del Sant’Anna di Torino, primo ospedale in Italia per numeri di parti (7.500), quello di Bassano del Grappa dove, secondo opinioni autorevoli, il reparto di Maternità è un vero e proprio gioiellino,   poi Brescia, dove c’è un centro universitario di élite. Ed ora Alessandria, 1.400 parti l’anno, un ospedale dove qualsiasi donna in età fertile del nostro territorio potrebbe trovarsi a dover partorire, dopo soppressione del punto nascite di Tortona (dove mai si era registrato un evento così infausto). Le uniche alternativa ad Alessandria sarebbero Novi Ligure o Voghera.

Qualcuno inventò un numero “cinquecento nati/anno” per marcare il confine tra strutture inevitabilmente inefficienti ed inefficaci e strutture idonee. Eppure le tragiche fatalità continuano ad accadere nelle strutture che, almeno sulla carta, dovrebbero dare le migliori garanzie.

Attribuire questi eventi tragici al taglio delle risorse, alla riduzione del numero dei primari, al calo del personale medico e paramedico, ai tagli e risparmi che colpiscono la Sanità ospedaliera? Qualcuno prova a farlo. Peraltro, se è difficile dimostrare un nesso tra questi eventi, è anche difficile dimostrare il contrario…..

Annamaria Agosti

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