Traffico in piazza Libertà

Traffico in piazza Libertà

Pubblichiamo di seguito un articolo che ci ha inviato l’ex sindaco di Alessandria, Piercalo Fabbio che ha intervistato un esperto del settore che mette in dubbio le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria,Claudio Lombardi sulla vicenda smog e blocco del traffico.

Ovviamente, essendo un quotidiano super parters saremo ben felici di pubblicare anche il punto di vista dell’assessore, se vorrà inviarcelo.

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L’assessore motorista all’ambiente Claudio Lombardi lo ha spergiurato in ogni salsa: l’inquinamento da mezzi sospinti da motore a scoppio (auto e altri fino alle motorette) vale il 70% dell’inquinamento. Ci pareva un dato esagerato e non sostanziato dalla letteratura in materia.

Abbiamo quindi pregato Alessandro Crivelli, che è un tecnico del settore, di prepararci un articolo più fondato. Lo pubblichiamo qui di seguito e la sorpresa è palese: il traffico vale il 16% dell’inquinamento dell’aria. Un po’ lontano dai dati dell’assessore…

Piercarlo Fabbio

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Il Particolato atmosferico, capirne le cause per trovare soluzioni efficaci

Servono veramente i blocchi del traffico?

Con il termine particolato atmosferico (PM) si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente. Il PM10 identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 µm; con PM2,5 si indica il cosiddetto particolato fine, con diametro aerodinamico inferiore o uguale a 2,5 µm. Il particolato ha una natura chimica particolarmente complessa e variabile ed è in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano, tanto più profondamente quanto più piccole sono le sue dimensioni, e quindi avere effetti negativi sulla salute. Il particolato è in parte emesso come tale (PM primario) e in parte si forma in atmosfera attraverso reazioni chimiche fra altre specie di inquinanti (PM secondario).

Il PM può avere sia un’origine naturale (l’erosione dei venti sulle rocce, le eruzioni vulcaniche, l’autocombustione di boschi e foreste) sia antropica (combustioni e altro). Di origine antropica sono anche molte delle sostanze gassose che contribuiscono alla formazione di PM, come gli ossidi di zolfo e di azoto, i Composti Organici Volatili e l’ammoniaca.

In Europa il valore limite giornaliero per il PM10 è di 50 m g/m3 (da non superare per più di 35 volte in un anno), molte delle città Europee hanno difficoltà nel rispettare questi limiti. Una delle zone più critiche dell’Europa è la Pianura Padana, dove è riconosciuta la difficoltà del rispetto dei valori limite anche nel caso di estensione dei termini temporali fissati per il raggiungimento della conformità. La specificità dell’area padana risiede nelle avverse condizioni di dispersione degli inquinanti atmosferici che dominano l’area e che determinano livelli di fondo, sia rurale sia urbano, piuttosto elevati ai quali si vanno ad aggiungere i contributi dovuti al traffico e ad altre sorgenti locali.

 

Le principali cause dell’inquinamento atmosferico: le emissioni di PM e precursori

Per comprendere il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, è fondamentale conoscere il carico emissivo che è la sua causa prima; per il PM è necessario considerare le emissioni e il trend del PM e dei suoi precursori: ossidi di zolfo e di azoto (NOx), COV (Composti Organici Volatili) e ammoniaca. Per PM10 e PM2,5 il principale settore emissivo è il riscaldamento civile (44% e 54% rispettivamente) seguito dai trasporti su strada (12% e 14%, rispettivamente).

 

In Italia, dalle informazioni riportate nell’Inventario nazionale delle emissioni del 2009, elaborato da ISPRA, risulta che il settore civile è la prima sorgente di inquinamento per il PM10, con un contributo del 35% sul totale; seguono i trasporti, con il 29% di cui poco più dei 2/3 provenienti da quello stradale, l’industria (16%) e l’agricoltura (11%). In particolare, circa il 91% delle emissioni di PM10 da riscaldamento civile proviene dalla combustione delle biomasse e combustibili fossili.

 

Proviamo a fare un calcolo, approssimativo ma indicativo per meglio comprendere gli effetti del blocco della circolazione.

 

Partiamo da un valore di sforamento di 61 m g/m3 di PM10 e supponiamo di bloccare il traffico di tutti i veicoli nell’intera città di Alessandria per un giorno intero.

Assumendo che il blocco totale del traffico riduca del 16% il valore di PM10, otteniamo che l’effetto del blocco produce una riduzione di 7.9 m g/m3 di PM10 ottenendo quindi una concentrazione di 53.1 m g/m3 di PM10 che è ancora fuori dai limiti stabiliti dalla Comunità Europea.

 

Questo calcolo non tiene conto di fattori decisivi che vanno ulteriormente a rendere inefficace un provvedimento che prevada il blocco del traffico in zone limitate e solo per una fascia oraria. Infatti se noi valutimo semplicemente che l’ambiente in cui viviamo è soggetto a diffusione di inquinanti atmosferici nel raggio di chilometri possiamo ben intuire conme una azione limitata ad una zona piccola sia ulteriormente inefficace, in quanto zone limitrofe con presenza di fonti di emissioni produrranno effetti negativi anche sulla zona interessata dal blocco.

Le azioni più efficaci svolte in molti paesi Europei hanno riguardato interventi sulle emissioni civili e industriali su larga fascia.

Ad esempio incentivando la popolazione ad abbandonare sistemi di riscaldamento antiquati e inquinanti che utilizzano fonti energetiche come biomasse, olio combustibile e gasolio.

Se invece parliamo di provvedimenti politici mirati a dimostrare di aver fatto “qualcosa”…..bene lascio a voi eventuali ragionamenti.

Alessandro Crivelli

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Alla luce di queste informazioni possiamo affermare che azioni sporadiche su blocchi parziali del traffico sono abbastanza inefficaci sul controllo della qualità dell’aria.

Se analizziamo il solo effetto dei trasporti questo incide per una percentuale del 16%, ciò vuole significare che se agissimo sul blocco totale del traffico su tutta la pianura Padana riusciremmo a migliorare la qualità dell’aria solo del 16%.

Piercarlo Fabbio

3 gennaio 2015