Per celebrare la figura di Ezio Bosso – pianista e compositore nato a Torino e oggi noto in tutto il mondo – la Fondazione Piemonte dal Vivo e la città di Casale Monferrato presentano una serata speciale con un concerto straordinario.
Sabato 16 gennaio 2016 alle ore 21, nella magnifica cornice del Teatro Municipale, appuntamento imperdibile con The 12th Room, che ripropone la scaletta dell’ultimo concerto di piano solo che ha visto la scorsa estate una straordinaria partecipazione del pubblico. Si tratta del primo disco fisico di piano solo in assoluto del Maestro e anche del suo primo che viene pubblicato fisicamente in tutta la sua produzione da concerto.
Prolifico, innovativo e raffinato, Ezio Bosso è da anni considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione. Vincitore di riconoscimenti come l’Italian Music Award – unico compositore classico italiano -, il Green Room Award in Australia o il Syracuse NY Award in America, la sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela, nel teatro da registi come James Thierrèe mentre nel cinema collabora con molti registi: a sua firma le colonne sonore di Io non ho paura, Quo Vadis Baby?, Il bambino invisibile di Gabriele Salvatores.
“C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno – dichiara Ezio Bosso. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare.”
L’album The 12th Room, uscito lo scorso autunno, è composto da un primo disco di 12 brani e un secondo con la sonata 3 che non si interrompe mai (pur essendo divisa in tre movimenti) della durata di 45 minuti circa.
Ogni suono che sentirete è prodotto interamente dal pianoforte – come dice lo stesso Maestro – “tutto a mano” usando tecniche quasi pionieristiche. Le dinamiche sono state mantenute rispettando l’esecuzione, anche la postproduzione è stata minima e orientata verso il far avere all’ascoltatore l’esperienza di sentirsi quasi dentro il pianoforte, come fosse il pianoforte stesso una stanza in cui entrare.
I brani, dalla forte carica empatica e poetica, ma anche dal virtuosismo estremo rappresentano un percorso meta-narrativo. Sono storie di stanze, che rivelano anche da dove egli proviene, dove si trovano le radici della musica che scrive. Rivelano i due musicisti che convivono in lui: il compositore e l’interprete.
15 gennaio 2016