Site icon Oggi Cronaca

Primi passi per costruire qualcosa a Tortona che possa difendere le donne

Provincia di Alessandria e Comune di Tortona si sono incontrati per riflettere sulla possibilità di ampliare la Rete antiviolenza del territorio attraverso un Piano di Zona contro la violenza di genere.

Enti e associazioni riunite in Sala Romita del palazzo Comunale di Tortona hanno analizzato le necessità specifiche del territorio e valutato insieme le forme di collaborazione e di confronto che è possibile attivare anche alla luce del disegno di legge regionale n. 142 “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli” la cui approvazione è ormai in dirittura d’arrivo.

La Referente provinciale della Rete antiviolenza, Maria Grazia Morando, partendo dall’importanza dei rapporti tra istituzioni ed organizzazioni operanti nel settore a livello territoriale, ha evidenziato alcune contraddizioni contenute nel disegno di legge relativamente all’incertezza di ruoli dei soggetti chiamati a tutelare le donna vittima di violenza che si traduce, ad esempio, nella mancanza di centralità del ruolo assegnato servizi socio-assistenziali e nella mancata definizione dell’ambito di azione della Provincia o Area vasta.

Rilevante è altresì il problema della definizione puntuale delle caratteristiche delle case rifugio che devono garantire la sicurezza delle donne vittima di violenza ma essere anche un luogo accogliente. Domenico Ravetti, Consigliere regionale e Presidente della IV Commissione Sanità, Assistenza, Servizi sociali e Politiche degli anziani ha descritto i lavori della IV Commissione svolti sino al mercoledì precedente: dopo l’analisi dei circa cinquanta emendamenti scaturiti dal confronto con il territorio è possibile affermare che a febbraio si arriverà all’approvazione definitiva della legge ampiamente condivisa da tutte le forze politiche consapevoli dell’importanza del tema. Il Consigliere Ravetti ha evidenziato alcuni punti fondamentali del testo legislativo riguardanti l’ente gestore dei servizi socio-assistenziale e la rete ospedaliera che si configurano come due nodi centrali della complessa rete regionale sulla violenza, strettamente interconnessi con gli altri servizi deputati alla presa in carico delle vittime.

Altro punto cardine è la formazione degli operatori sociali, sanitari, scolastici e forze dell’ordine, in particolare gli operatori del 118 in modo da assicurare set di competenze specifiche ed ha ricordato la particolare attenzione dedicata al tema dell’allontanamento delle donne, spesso in compagnia dei figli, dalla propria abitazione e della conseguente necessità di strutture di accoglienza adeguate a tutelare anche i bambini coinvolti e vittime inconsapevoli. E’stato previsto un Fondo di solidarietà per garantire il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti e la Regione garantirà, attraverso la stipula di apposite Convenzioni con gli Ordini degli avvocati dei Fori del Piemonte la predisposizione di un elenco di avvocati patrocinanti con esperienza e formazione continua specifiche nel settore. E’intervenuta infine Sarah Sclauzero, Presidente del Centro Antiviolenza Me.dea. onlus di Alessandria che ha descritto l’esperienza di condivisione di buone prassi già esistenti, procedure, linee guida emerse da analisi di casi, confronti e sperimentazioni che hanno portato alla sottoscrizione dell’Accordo operativo del progetto Viol.A., alla nascita della Rete antiviolenza della provincia di Alessandria e ad un sistema di raccolta dati che ci consente di conoscere il fenomeno a livello locale e di affrontarlo in maniera più consapevole. La mancanza di strutture per l’accoglienza delle donne vittime di violenza è un tema rilevante e deve essere affrontato su due piani distinti: il piano dell’emergenza che richiede segretezza, protezione, studio del fenomeno e delle possibili soluzioni e il piano dell’uscita dalla violenza che necessita di un’accoglienza duratura e in grado di sostenere le donne nel percorso di “ricostruzione” della loro vita anche lavorativa.

Exit mobile version