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Cinema: “Macbeth” al Megaplex Stardust, la consacrazione di due grandi attori: Fassbender e Cotillard


Forse chi ha i capelli bianchi, come chi sta scrivendo, avrà storto un po’ il naso leggendo il titolo e ricordandosi di alcune grandi interpretazioni degli artisti del passato che hanno interpretato Macbeth, adducendo il fatto che Michale Fassbender e Marion Cotillard, in fondo nonhanno fatto nulla di straordinario recitando come fecero i grandi attori del passato nei precedenti Macbeth, perché mezzo secolo fa, forse era più difficile recitare in quanto non c’erano, in un film, tutti gli aiuti della moderna tecnologia dove scenografia ed effetti speciali al computer rendono più facile creare un film d’effetto per cui la recitazione, in un certo senso, non riveste un’importanza così basilare come lo era un tempo.

Oggi gli attori in grado di rivestire ruoli e personaggi diversi con grande carisma, intensità e capacità recitativa non sono molti, in quanto, spesso i protagonisti del set interpretano sempre gli stessi personaggi, o similari.

E’ proprio per i motivi sopra esposti che i due protagonisti di questo Macbeth, del regista australiano Justin Kurzel praticamente al suo debutto sul grande schermo dopo molti cortometraggi, meritano tutto il plauso per quelle che a mio avviso sono state due grandi interpretazioni di due attori di livello assoluto nel panorama cinematografico internazionale.

Abbiamo visto Fassebender interpretare personaggi più strani in film come Haunger, X-Men, Shame, 12 anni schiavo, The couselor – il procuratore, persino il droide in Prometeus, ma una recitazione profonda come questa, alle prese con un testo difficile e quasi integralmente riportato nell’originale versione Shakespeariana credo ce la ricorderemo a lungo. Fassbender è bravo soprattutto bella mimica e nelle espressioni che trasmettono molto più che le parole.

Dello  stesso livello la grande interpretazione di Marion Cotillard, l’attrice francese 40enne già apprezzata in moltissimi film e nella strepitosa interpretazione di due “Due giorni una notte” qui supera sé stessa incantando il pubblico.

Per il resto il fil è molto fedele al periodo storico in cui è ambientato, in un Scozia buia e povera. Splendide scenografie, ottimi effetti speciali soprattutto nella battaglia finale dove il colore rosso del tramonto si mischia al sangue della morte.

Se dobbiamo trovare una pecca forse è nel racconto, a volte troppo statico, h si trascina talvolta senza mordente, privilegiando l’aspetto dei personaggi rispetto alla trama, ma d’altro canto, probabilmente, era questo l’intento i Shakespeare quando scrisse Macbeth.

10 gennaio 2016

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