Quella italiana è una popolazione che invecchia, e la provincia di Alessandria non fa eccezione. Le patologie croniche sono sempre più diffuse e vanno a pari passo con l’innalzarsi dell’aspettativa di vita (con valori allineati alla media nazionale) eppure tra alcuni indicatori rilevati dall’ISTAT per il nostro territorio compaiono dei valori che si discostano per valori considerevoli dalla media nazionale e regionale.
La speranza di vita alla nascita nella provincia di Alessandria, il classico indicatore che fornisce una misura
dello stato sociale, ambientale e sanitario in cui versa una popolazione, risulta, per entrambi i sessi, in linea
sia con la media nazionale che regionale. L’aspettativa di vita delle donne supera quella degli uomini anche
nella provincia in esame, caratterizzata da un’elevata percentuale di anziani, a maggioranza donne nella fascia di età superiore ai 65 anni. Fin qui, niente di strano.
La situazione cambia notevolmente quando si tratta di tassi di mortalità per tumore nella popolazione adulta e di quelli per demenza nelle persone anziane che superano, a livello provinciale, le rispettive medie sia dell’intero territorio nazionale che di quello piemontese. Nel caso della demenza, si tratta di una
patologia che, prima di portare al decesso, comporta, sia per quanti ne sono colpiti, sia per le rispettive
famiglie, importanti conseguenze negative sul benessere fisico, psicologico ed emotivo, oltre ad ingenti
costi sociali ed economici, nonché un aumentato fabbisogno di strutture adeguate per l’assistenza.
A rischio anche i bambini
Una incidenza dei tumori che può essere, da un lato, l’indice di una provincia che sta ancora pagando il proprio doloroso contributo all’amianto, mentre il tasso di mortalità infantile quasi doppio rispetto alla media regionale, ed una volta e mezza quella nazionale, dovrebbe far riflettere seriamente sullo stato di salute del nostro territorio, perché sono numeri che rappresentano un preoccupante punto interrogativo che incombe sul futuro delle nuove generazioni.
Anche il tasso di mortalità per demenza tra gli ultra sessantacinquenni, più alto per il 10% della media regionale e del 24% di quella nazionale, dovrebbe aprire a serie osservazioni (da farsi nelle opportune sedi e per le idonee competenze) sotto il profilo epidemiologico. Fior di bibliografia medica pone in correlazione disfunzioni tiroidee e numerosi disturbi neurologici (tra cui anche la demenza) ed è documentato che quella della tiroide è una patologia in aumento in tutta Italia (secondo l’ISTAT +52% tra il 2005 ed il 2014)(1), particolarmente evidente in Piemonte e nell’Alessandrino(2).
Il terzo, significativo indice di rilievo è il tasso standardizzato di mortalità evitabile, più alto in provincia di Alessandria che in Piemonte o in Italia. Per mortalità evitabile si intendo i decessi contrastabili con interventi di sanità pubblica (prevenzione primaria, diagnosi precoce e terapia e altra assistenza sanitaria).
Se per contrarre il parametro delle morti evitabili occorre più prevenzione primaria e diagnosi precoce (il che equivale ad effettuare esami ed accertamenti) alla luce della “guerra” dichiarata alle prestazioni di diagnostica da parte dell’Assessore alla sanità regionale(3), quale futura evoluzione possiamo aspettarci, per questi dati?
Annamaria Agosti
26 dicembre 2015
(1) http://www.agenas.it/per-l-istat-aumenta-la-spesa-delle-famiglie-per-la-salute/tag/ISTAT
Fonte dei dati:
http://www.besdelleprovince.it/fileadmin/grpmnt/1225/BES_PROVINCIA_ALESSANDRIA_2015.pdf