In tempi di crisi, farsi pagare è un impresa ancor più che lavorare. “In un momento storico in cui aumentano i protesti legati all’emissione di assegni bancari respinti per insufficienza fondi, un caso del tutto particolare è rappresentato dall’assegno postale”. Sono parole di Patrizia Polliotto, Legale dell’Unione Nazionale Consumatori, nonché Fondatore Presidente del Comitato Regionale del Piemonte della medesima associazione consumeristica, dal 1955 a oggi la più antica e autorevole in Italia.
“Esso differisce dall’assegno bancario tradizionale per alcuni aspetti, normati dal dpr 298/2002, vale a dire il regolamento recante modifiche al dpr 144/2001 sui servizi di bancoposta, che contiene norme relative agli assegni postali ed estende agli stessi le disposizioni che riguardano gli assegni bancari”, prosegue il noto Legale. “Anche per gli assegni postali quindi puo’ scattare il protesto, con una distinzione. Se l’assegno postale è presentato all’incasso presso una banca e risulta non coperto, la dichiarazione sostitutiva del protesto sarà redatta dal capostanza di compensazione di una delle filiali della banca d’Italia con sede a Roma o Milano. Se invece la negoziazione avviene presso uno sportello postale, il protesto sarà levato da un levatore competente per territorio dove ha sede l’ufficio che ha emesso il titolo”, conclude l’Avvocato Patrizia Polliotto dell’Unione Nazionale Consumatori.Maurizio ScandurraUfficio PromozioneUnione Nazionale Comsumatori Comitato Regionale del Piemonte324 8927817
23 dicembre 2015