A fronte di un totale degrado dell’aria che respiriamo in tante parti del mondo e soprattutto in Val Padana, si sta diffondendo, lentamente, la comprensione che occorre uscire da gretti particolarismi e da concezioni superate per cui occorre abbandonare il presupposto “Tutto ciò che si fa per favorire un recupero ambientale è spesa superflua e non certamente prioritaria”.
Ad esempio alcuni Comuni ora vietano sino a fine gennaio l’utilizzo di stufe o fornialimentati a biomassa legnosa che non garantiscano un rendimento energetico e siano al di sotto, nei valori di emissione di monossido di carbonio, delle quote definite dalle ordinanze stesse. Riduzione delle temperature massime nel riscaldamento a 19 gradi per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, a 20 gradi per tutti gli altri edifici. Obbligo di spegnere il motore anche nel caso di brevi soste, a passaggi a livello, durante le fasi di carico e scarico. Ovviamente riduzione del traffico con varie modalità.
L’iniziativa che però vorrei mettere in maggiore risalto è quella adottata dalla REGIONE TOSCANA: meglio piantare alberi.
Una delibera approvata dalla giunta regionale Toscana stanzia un primo intervento di tre milioni di euro per la “piantumazione” di 250 mila alberi su superfici di circa 150 ettari. L’intervento considera le aree a bosco uno strumento fondamentale nella battaglia contro l’inquinamento atmosferico e per il contrasto ai cambiamenti climatici. Un albero, infatti, può abbattere le emissioni di anidride carbonica fino a 50 Kg ogni anno, cifra che, moltiplicata per almeno i 30 anni di ciclo vitale, si traduce in un abbattimento di una tonnellata e mezzo. In questo modo, già dal prossimo anno su questi primi 150 ettari interessati alla piantumazione potranno essere assorbite 12.500 tonnellate di CO2.
Si pensi che la centrale a sorgo e legname (quindi tutte biomasse) che si vorrebbe mettere in funzione a Casei Gerola produrrebbe 50 tonnellate di fumi e vapori al giorno, per un totale annuale di 18.000 tonnellate.
A livello scientifico tutti ormai concordano sul fatto che il metodo migliore per abbattere l’inquinamento dell’aria è quello di ridurlo in partenza e neutralizzarlo con il rimboschimento.
Bene ha fatto quindi il Comune di Castelnuovo quando negli anni Novanta recepì subito lalegge Rutelli (“un albero per ogni neonato”) e ora ha creato un Parco dei neonati con oltre mille alberi. È vero che poi la legge venne intaccata da mancati finanziamenti ed esclusione, chissà perché, dei Comuni al di sotto dei 15.000 abitanti, quei Comuni che, invece, solitamente sono più disponibili a questi interventi.
Tant’è che quasi più nessuno l’applica.
Non così Castelnuovo, che ora ha esaurito le aree a disposizione e che quindi mi auguro che acquisisca un ulteriore appezzamento per alberi dedicati a ogni singolo bambino che nascerà. In un’epoca in cui si eliminano ottimi ospedali, si fanno altre inutili colate di asfalto, si riempiono cave di ogni porcheria, si rosicchia ogni stanziamento europeo senza badare se l’obiettivo è giusto o meno, questo sarebbe più che sufficiente per definire Castelnuovo “Comune virtuoso” con priorità assoluta per la bellezza, la natura, la salute e la lotta all’inquinamento.
Dimenticavo di dire che la Toscana ha deliberato anche l’installazione di centraline anti-smog. A Castelnuovo si è riusciti ad averne una per il mese di ottobre 2013, collocata in via Caduti per la patria, e ne erano emersi dati assai preoccupanti con continui superamenti, a volte anche della quota 100, del massimo consentito per le polveri sottili. Se i raffronti non sono costanti, non riusciamo a capire la situazione che già intuiamo essere triste (Alessandria è la seconda città nella graduatoria dell’inquinamento, ma una sua zona che va da Tortona a Voghera è ancora peggio).
Basti dare un’occhiata alle due immagine forniteci dall’Arpa nell’ottobre del 2013.
Cosa avviene ai filtrini collocati nella centralina? In 24 ore dal bianco candido al nero.
E nei nostri polmoni?
Antonello Brunetti – Castelnuovo Scrivia
26 dicembre 2015