Mario Pietruzzi, conosciuto come Cavalluccio s’appassiona fin da piccolo al gioco del calcio football com’andava per la maggiore chiamare questo sport ai suoi tempi, riuscendo a ottenere ottimi risultati in questa disciplina agonistica
Nato a Cascinagrossa, nei pressi di Alessandria ha avuto la capacità di realizzare il suo sogno di giocatore.
La passione per l’attività a livello professionale del football l’ha coltivata fin da bambino; appena grandicello, è stato inserito nella squadra “Savoia Fbc di Litta Parodi” ove ha dimostrato di saper trattare il pallone con proprie innate capacità di mediano.
La prima partita di un certo impegno la gioca Crema, nel campionato del 1937 in serie “C’, con il ferreo proposito di difendere i colori della propria terra. E, vi riesce!
Sono i Grigi ad attrarre il suo interesse, con la convocazione nell’U.S. Alessandria, qui dà il meglio di se nella stagione 1938/39; un bel regalo per il compimento dei suoi vent’anni, quando la nostra squadra milita in serie B, ove s’impegna contro il Casale, superato con il risultato per 4 reti a 0.
Cavalluccio ha dato una buona occasione all’allenatore Cattaneo, conosciuto come “Ciaplen”, per sostenerlo nella prima squadra con il ruolo di centravanti, un esordio riuscito, elogiato con favore dai tifosi, commentato positivamente dalla stampa, tanto a livello locale come nazionale.
La sua abilità è premiata con la conferma definitiva nel ruolo di titolare, una posizione premiata con la vittoria contro la Pro Vercelli, un ruolo mantenuto fino alla partita tenuta il 18 marzo 1953, allo stadio Moccagatta contro il Molfetta finito con il misero risultato di 2 a 2, dopo la quale ha appeso le scarpe al chiodo, sempre in maglia grigia.
Il successo agonistico è stato coronato da 283 presenze, il pallone è entrato 24 volte nella porta avversaria, una gloria non solo per l’Alessandria Calcio, piuttosto per tutto il mondo del pallone.
Mario è stato convocato a Coverciano ove s’è affermato con grinta ad un corso di allenatori, tuttavia ha sempre seguito il calcio locale, ha affiancato gli allenatori, è stato sempre disposto a suggerire, formare i giovani intenzionati ad abbracciare questa disciplina sportiva, senza dimenticare il suo ruolo di trainer nella Valenzana, nel Derthona ove rimase per 9 anni.
La figura di Mario è un pilastro nel mondo sportivo alessandrino, soprattutto è stato un atleta con la capacità di essere riuscito a realizzare un sogno, soprattutto ha saputo dosare la popolarità con discrezione, com’era nel suo carattere di sportivo.
Franco Montaldo
8 novembre 2015