Nato ad Alessandria nel 1915 e morto a Tortona nel 1989, Giuseppe Ravazzi, nella fase finale del Secondo Conflitto Mondiale e con il nome di battaglia di Ulno Marino, fu a capo del servizio informazione e polizia della Brigata Partigiana ”Arzani”, le cui imprese furono da lui rievocate nel romanzo “I Guerriglieri dell’Arzani” ed in buona parte dei suoi schizzi, tracciati con incredibile fluidità a china ed acquerello su fogli da disegno, cartoncini o altri supporti cartacei occasionali.
Le opere esposte, di grande impatto visivo e comunicatività ( non a caso si usa spesso per definirle il termine “espressioniste”), raccontano il vissuto del partigiano Ulno e dell’uomo Beppe, personalità eclettica del periodo della Ricostruzione tortonese, contemporaneo di personaggi come Gigi Cuniolo e i fratelli Marchese, a contatto con l’esperienza artistica di figure come Barabino e Sironi, e fortemente influenzato dalla lezione pittorica di Guttuso, Sassu, come dal cubismo di Picasso.
Gli studenti hanno osservato, nelle loro cornici semplici e minimaliste, i colori liquidi e trasparenti, scelti in una gamma cromatica essenziale, e le rappresentazioni, vitali e vibranti, di uomini, di cavalli, di amazzoni, omaggio alle compagne di lotta partigiana, antesignane di una autentica rivendicazione e partecipazione ideologica e politica femminile, e di momenti di guerra. Sembrano colte sul momento le immagini di Ulno Marino, “partigiano combattente”, ma in realtà sappiamo che sono il frutto di una lenta rielaborazione personale e poetica, di una riflessione sulla vita, di una lenta accettazione e rielaborazione dei ricordi più dolorosi fusi con la propria cultura classica. I combattenti e i cavalli di Ravazzi attraversano il tempo e collegano idealmente la dimensione epica antica con l’esperienza contemporanea, in una lezione modernissima ed ironica di impegno sociale, umano e politico, quanto mai efficace per noi ragazzi.
2^AR e 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing
22 novembre 2015