Giovedì 5 novembre, i preziosi stucchi e gli affreschi del Teatro Civico di Tortona hanno fatto da cornice ideale alla rappresentazione de “Il Malato Immaginario”, una delle più divertenti e riuscite pièces del genio del teatro francese, Jean-Baptiste Poquelin, universalmente conosciuto come Molière. Gli studenti dell’ I.I.S. “Marconi-Carbone”, intervenuti in massa, hanno riservato una vera e propria ovazione ad Andrea Buscemi, nella doppia veste di regista e di interprete del protagonista, Argante, a Nathalie Caldonazzo, splendida nella parte della moglie fedifraga ed ammaliatrice, a Livia Castellana, nel ruolo della brillante e fedele Tonina, l’unica capace di “guarire” il suo ipocondriaco padrone dagli innumerevoli ed immaginari malanni che lo affliggono, e a tutti gli altri bravissimi attori
Argante, preda di ossessioni che lo fanno regredire umanamente e lo trasformano in una persona dai vezzi puerili e maniacali, diventa vittima delle macchinazioni della moglie, interessata e simulatrice, in combutta con un medico pomposo e corrotto. La “cecità” del protagonista ed il suo distacco da tutto ciò che non siano pozioni, purghe e sintomi clinici, sembra portarlo a scelte rovinose, non ultima quella di sacrificare il futuro e la felicità della figlia per il proprio egoismo. Saranno però il vero affetto e l’allegria scanzonata dell’astuta servetta a salvare lui e la famiglia dalla rovina, garantendo un lieto fine pieno di scoppiettante e disincantata comicità.
Ultimo capolavoro di Molière, che, ironia della sorte, si sentì male e morì proprio nel corso della quarta rappresentazione, “Il Malato Immaginario” è riconosciuto come il vero e proprio testamento artistico e morale del grande commediografo. Affetto dalla tubercolosi e da una forma di depressione cronica, Molière scrisse l’opera in un contesto in cui il potere assoluto e la cultura “di stato” si scontravano con le nuove teorie scientifiche e con il cinismo “ateo” dei filosofi “libertini”. Esperto conoscitore dell’animo umano, egli aveva vissuto in prima persona gli effetti e le conseguenze di una medicina che era piuttosto un cerimoniale dotto, intransigente e superstizioso, ma tutto ciò non gli aveva impedito di “ridere della morte”, in una sofferta ed arguta visione della realtà che è giunta a noi in tutta la sua modernità. Molière ci ha lasciato un piccolo gioiello dell’arte scenica, un’antologia della sua grandissima sapienza teatrale, che attinge alla Commedia dell’Arte, strizza l’occhio a tutto il repertorio comico del tempo: farsa, quiproquo, caricatura dei gesti e dei caratteri etc. e sfiora, irridendola, la grossolanità dell’ignoranza, raggiungendo, per contrasto, un effetto di perfetto equilibrio classico.
Uno spettacolo che ha divertito molto i giovani spettatori e che li ha portati a riflettere sul fatto che, nella Francia di ieri come nell’ Italia di oggi, dove troppo spesso si parla di abusi di farmaci, di scandali e sprechi sanitari e si dimentica il vero grande valore della scienza medica, l’ipocondria è una disposizione mentale, un vizio sociale, una “rappresentazione teatrale interiore”. Per fortuna, però, anche noi studenti sappiamo bene che, a volte, la risata è la miglior medicina!
Giulia COLLA, Natalia KOZLOVA – 2^AR Amministrazione, Finanza e Marketing
7 novembre 2015