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Un’insegnante di “Tortona B” spiega perché la scuola non ha voluto il materiale didattico dell’Esselunga


Patrizia Boccaccini

Caro direttore,

Colgo volentieri la sua richiesta di una nostra risposta anche via mail.

Mi scuso se mi dilungherò ma gli aspetti da chiarire sono molti.

Mi presento: sono da quattro anni la prima collaboratrice del dirigente scolastico dell ‘ Istituto Tortona B , membro uscente del nostro Consiglio d’Istituto (C.I) di cui mi pregio di aver fatto parte per 6 anni, Funzione Strumentale per il raccordo scuola/territorio per diversi anni, docente di matematica da ormai 20 anni ; penso quindi di essere una profonda conoscitrice del mondo della scuola e delle sue dinamiche.

Ho letto con attenzione la lettera della mamma che si firma (omettendo la propria firma ) e ci tengo a chiarire vari punti dato che ho rilevato alcune inesattezze e passaggi che dimostrano una superficiale conoscenza delle situazioni legate al nostro istituto e delle questioni interne alla scuola in senso lato.

Il Consiglio di Istituto è un organo elettivo di durata triennale e per un istituto comprensivo come il nostro è costituito da otto genitori, otto docenti, due ATA (amministrativi e collaboratori scolastici), il Dirigente scolastico ed è presieduto da un rappresentante dei genitori. Le decisioni prese sono sempre l’atto finale di valutazioni e confronti che si realizzano nelle riunioni dove ogni componente è chiamato ad esprimere il proprio parere.

La questione del concorso a premio cui si riferisce la Signora era stata portata in discussione in una riunione del C.I. in cui era ancora presente il precedente dirigente scolastico.

In quella sede il C.I. si era espresso con un rifiuto a tutte quelle iniziative che potessero legare il mondo della scuola alle regole di mercato,al fine di lasciare i nostri ragazzi lontani dalle pressioni commerciali; la nuova dirigente scolastica ha preso atto di una decisione assunta in precedenza e che il C.I. ha riconfermato.

Tengo anche a precisare che l’intento del C.I. non era quello di evitare la pubblicità di un supermercato a dispetto di altri, ma in via prioritaria quello di   far rimanere estranei i ragazzi e le loro famiglie alle leggi di mercato.

Sta per insediarsi il nuovo C.I., appena eletto; io non ne farò parte in quanto dopo sei anni ho pensato di “rottamarmi”; trovo infatti giusta una rotazione di tutte le componenti. La signora invita il nuovo C.I. a “ pensare un po’ di più alla nostra scuola”; per contro mi auguro che il nuovo C.I. non perda mai di vista l’obiettivo finale di ogni decisione che è la formazione dei nostri ragazzi che meritano tutto il bene possibile. Il mondo che vivo tutti i giorni è quello della scuola e sempre più mi sto convincendo che sia uno degli ultimi luoghi “belli” rimasti: tutti i giorni veicoliamo messaggi di solidarietà, rispetto di sé, delle regole, della legge, del diverso e sempre meno li ritrovo fuori nel mondo che ci circonda. Trovo infatti la lettera della signora piena di passaggi che dimostrano, oltre ad una sua estraneità alle dinamiche della scuola, una lontananza dai linguaggi che ci appartengono.

Più volte poi si fa riferimento a “materiale gratis” e “materiale didattico regalato”. Invito ad una riflessione: è proprio convinta che siano regali? E ancora: siamo proprio sicuri che “riempire di cose” i nostri ragazzi non ci allontani dallo scopo principale che non è quello di colmare le loro menti di parole o il loro corredo di oggetti, ma per contro muovere da loro pensieri e creatività?

Grazie dell’attenzione

Prof. Patrizia Boccaccini


18 novembre 2015

 

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