c'era osp - Q

IL Vescovo Mons. Melchiori compie la visita pasquale agli ammalati nelle varie corsie. E’ accompagnato dal corpo medico.

Riportiamo il seguito della risposta che i tortonesi hanno dato all’articolo di Armano Bergaglio ha pubblicato sulla sua pagina Facebook anche dopo la pubblicazione su nostro giornale la scorsa settimana. Di seguito alcune foto dell’ospedale di Tortona degli anni trenta e quaranta.

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Grazie, amici, per la vostra partecipazione. E’ un autentico plebiscito, il vostro: ma non al mio post, bensì un plebiscito di rabbia per essere stati del nostro ospedale, assieme alla nostra Tortona, derubati, defraudati, ingannati. Pensiamo al passato del nostro ospedale, quello moderno, nato ai primo del ‘900.

Nato soprattutto, per l’atto generoso di un cittadino, Carlo Mirabello, che, in vita, aveva fama di essere un po’ spilorcio, ma i suoi risparmi sono serviti a qualcosa, e come sono serviti! Al punto che, dopo la sua morte, conosciuto il suo testamento (aveva legato all’ospedale oltre 700 mila lire, l’equivalente di molti milioni di euro di oggi), si dovette rifare tutto il progetto, ampliarlo e affidarlo ad uno studio di architettura coi baffi: Gardella e Martini di Milano. Carlo Mirabello è oggi ricordato con un busto-monumento (opera dello scultore novese Lagostena, 1909) nel piazzale del nostro ospedale. Nell’espressione del suo volto sembra di cogliere il disgusto e il ribrezzo per quanto sta accadendo alle sue spalle.
Ma la generosità dei tortonesi nei confronti dell’ospedale ha una lunga storia, di secoli e secoli, che è continuata fino ai nostri giorni, con i preziosi aiuti della Fondazione CRT Tortona. Basta leggere le epigrafi murate in molte parti dell’ospedale (soprattutto nella parte più vecchia, verso via Sada) per rendersi conto quanto stesse a cuore ai Tortonesi ed ai residenti nell’area Tortonese l’ospedale: istituzioni ecclesiastiche, famiglie nobili, proprietari terrieri, professionisti, industriali, ma anche operai delle aziende cittadine, che organizzavano collette poi tanta gente semplice, anonima…

Tutti avevano fiducia nel nostro ospedale e negli uomini che vi operavano. Anche questi meritano di essere ricordati: Cito, per tutte, due figure, tra gli ultimi presidenti prima dell’invenzione delle USL poi delle ASL: Wilmer Graziano e il Gen. Edmondo Zavattari. Oltre a rinunciare ai gettoni di presenza (poca roba…) si dimenticavano spesso di chiedere il rimborso delle spese vive. Nelle epigrafi murate nei corridoi dell’ospedale sono poi ricordati direttori e presidenti della Congregazione di Carità (come si chiamava allora la struttura ospedaliera) che, in un passato vicino e lontano, nei loro testamenti legavano i loro beni a favore dell’ospedale.
Passarono un po’ di anni, arrivò la riforma sanitaria, per alcuni attesa, per altri temuta. Così furono inventate le USL e le ASL, e con esse inventarono anche i ‘manager’ che non avendo competenze specifiche, ma solo amicizie politiche, dovettero essere affiancati da consulenti, da tecnici – e poi da chi diavolo altro? – con generose retribuzioni, prebende, indennità, rimborsi, gratifiche, buonuscite e vitalizi. Informatevi quanto ‘prendono’ (ho usato un eufemismo) gli attuali manager e direttori generali della nostra ASL 20, e dell’intero Piemonte per farvi un’idea…

Poco importa poi se al cittadino vengono assicurati disagi e inefficienza: i tagli si fanno sulle loro spalle e a loro spese. Ai nuovi ‘padroni’ ben poco importa dell’ospedale di Tortona. E cosa rompono ‘sti tortonesi?, ci fanno sapere. L’importante è non toccare gettoni e prebende a coloro che ora comandano…
E, allora, se appena possibile, lasciamo perdere la sanità del Piemonte.
Ma, prima ancora, cerchiamo, se ce la facciamo, di mantenerci in buona salute.

Armando Bergaglio

11 ottobre 2015

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Le corsie di una volta. reparto medicina o chirurgia. Notiamo l’abbigliamento: di rigore la cuffia bianca, un colore, comunque, che ricorre dappertutto. Notiamo su alcuni comodini qualche bottiglia, quasi certamente di vino, (cui si attribuivano anche capacità terapeutiche).

Le corsie di una volta. La prima: reparto maternità. Notiamo l’abbigliamento: di rigore la cuffia bianca, un colore, comunque, che ricorre dappertutto.

Le corsie di una volta. La prima: reparto maternità. Notiamo l’abbigliamento: di rigore la cuffia bianca, un colore, comunque, che ricorre dappertutto.