In particolare, il documento assegna un ruolo centrale alla collaborazione con le amministrazioni locali e gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, al coinvolgimento dei richiedenti asilo in attività di volontariato nella comunità che li ospita, all’inserimento lavorativo della popolazione immigrata, al ripopolamento dei borghi abbandonati in zone alpine e più in generale soggette a fenomeni di abbandono residenziale.
“In Piemonte a fare la differenza è la qualità dell’accoglienza*” – così *Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione*, ha voluto sintetizzare il senso del *Piano regionale per l’accoglienza dei flussi non programmati* che è stato approvato mercoledì mattina dalla Giunta regionale.
Si tratta di un testo che nasce in seguito all’approvazione del *“piano operativo nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari” (10 luglio 2014)* con il quale Governo, Regioni ed Enti Locali ribadivano l’urgenza di “*mettere in campo interventi di tipo strutturale in un contesto di leale collaborazione fra i livelli istituzionali*” individuando una governance multilivello, nazionale e regionale, che organizzasse il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo su tre livelli: soccorso e prima assistenza nei territori di sbarco; prima e seconda accoglienza sui territori regionali.
*Sono sette le azioni principali previste dal Piano regionale per l’accoglienza dei flussi non programmati* fra cui la realizzazione di un Vademecum in uso degli amministratori e a uso dei gestori delle strutture, nel quale saranno raccolte tutte le informazioni utili per la gestione dell’accoglienza: normative nazionali e regionali, soprattutto in relazione alle questioni lavorative, progettazione regionale, circolari della Direzione sanità, modalità operative per l’inserimento dei richiedenti asilo presso famiglie,.
5 agosto 2015