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C’era una volta Tortona: La passerella della Ferrovia


Di tutti i palazzi o angoli cittadini scomparsi, rispetto a quando ero bambino, quello che ricordo con maggiore nostalgia era la passerella di
ferro e cemento che scavalcava la ferrovia davanti a casa mia.

Dal giorno in cui arrivai a Tortona nel gennaio 1960 e dalla prima volta che bambino di 4 anni e mezzo la attraversai (tutta piena di neve quel
giorno di sole) fino al giugno 1980, quando cambiai casa, era un po’ il simbolo dell’andare in città.

Perché in fondo allora chi come me abitava in quella zona (via Bertarino, Muraglie Rosse, viale Dellepiane) si sentiva in un quartiere a parte e solo oltre la passerella sia era “in Tortona”. La passerella incombeva su di noi con la sua scura struttura metallica, sovrastata dalla meta in avanti da una serie di reti nella zona dove sotto erano i binari e i cavi della corrente.

Era un immagine monumentale, che metteva anche soggezione e che affrontavamo tutti i giorni non meno di tre o quattro volte, per andare a scuola e poi tornare e al pomeriggio se avevi impegni. E da adulto anche alla sera per uscire, sempre a piedi come allora era abituale per tutti. Non
saprei quante volte ho passato la passerella ma certo molte migliaia, più di 10 mila sicuramente. Ricordo bene quel periodo a fine estate
1969 quando per lavori di manutenzione fu chiusa, quale disagio andare in città passando dalla rotonda. Perché l’altra passerella (quella
dell’Alfa) era troppo lontana e molto più decadente e fatiscente.

Così quando fu riaperta la nostra passerella, con il cambio del pavimento che prima era in cemento e poi divenne in tavelloni di legno molto più
robusti, fu per tutti noi un sollievo. Una altro ricordo nitido è le notti di nebbia, quando adolescente tornavo dal cinema e la passerella
era circondata. La attraversavi e sembrava di essere sospesi nel vuoto, la nebbia era ovunque e allora (primi anni settanta) quasi costante tra
novembre e febbraio. La passerella venne smontata una notte d’estate del 1994 nelle prime ore del mattino, mi pare alle 4. E io avevo una gran
voglia di mettere la sveglia e andare a vedere la fine della mia vecchia passerella, che tante volte avevo passato allegro per andare a giocare
o preoccupato per un compito in classe a scuola o per altre ragioni.
Dissero che era ormai pericolosa e ci volevano lavori costosi per tenerla in piedi. In realtà non aveva più le funzioni di un tempo.
Negli anni sessanta erano attivi oltre la passerella vari stabilimenti, e tanta gente la passava, sia a mezzogiorno che a fine giornata. Operaie
e  operai da Dellepiane, da Graziano, e altre fabbriche.

Qualcuno anche portandosi dietro la bicicletta nel suoi stretti gradini. Mettendola in spalla nella parte dei gradini e poi montandoci sopra nel tratto che
passava sopra la ferrovia. Gli stretti gradini d’inverno, con le copiose nevicate degli anni sessanta e settanta, diventavano pericolosi, e tutti dovevamo stare attenti a non cadere. In fondo quella passerella era come un baluardo o un simbolo del nostro quartiere, scomparsa come quel piccolo mondo legato a un tempo che non c’è più. Peccato non averne una foto ma in fondo restano di lei tantissime immagini nella memoria, e ancora oggi mi rivedo a volte la sopra intento ad attraversarla per andare in città, e a guardare verso il mio quartiere.

Matteo Piombo


1 agosto 2015

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