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Il Piemonte avrà una città metropolitana e solo tre province, una sarà Alessandria-Asti


Il palazzo della Regione

La Regione Piemonte ha approvato il disegno di legge di riordino delle Province. Il testo arriva dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e l’Osservatorio sugli enti locali, “che hanno entrambi espresso apprezzamento per il lavoro svolto”, ricorda il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna. “Il disegno di legge regionale non fa riferimento solo alla Del Rio, ma anche alla riforma del titolo V della Costituzione, in discussione in Parlamento, di cui anticipa i soggetti di area vasta; stiamo di fatto operando una riorganizzazione complessiva della amministrazione pubblica in Piemonte”, ha commentato Reschigna.

Le Province piemontesi sono state infatti accorpate in tre quadranti, uno che comprende il cuneese, l’altro l’astigiano e l’alessandrino, il terzo le restanti Province del nord Piemonte, che gestiranno le funzioni delegate dalla Regione in convenzione tra di loro, all’interno delle tre aree vaste che, insieme con la Città metropolitana, costituiscono lo scenario di fondo entro cui si colloca il disegno di legge. Il provvedimento riconosce anche il ruolo forte della Città metropolitana, lasciandole la delega alla formazione professionale, delega che nel caso delle altre Province torna in capo alla Regione. “Se il ruolo della Città metropolitana è anche quello rigovernare i sistemi economici, la formazione professionale è uno strumento importante per quel governo”, sottolinea Reschigna. Il ddl assegna alla Città metropolitana anche il ruolo di soggetto gestore delle zone di protezione speciale e dei SIC. Oltre alla formazione professionale, torna in capo alla Regione anche la delega sull’agricoltura, come per altro richiesto anche dalle organizzazioni di settore, “per evitare la frammentazione e agevolare la gestione del nuovo Psr”, aggiunge il vicepresidente.

La specificità montana viene riconosciuta nel provvedimento al VCO, che vede sostanziare così il titolo di Provincia Montana che divide con le Province di Sondrio e Belluno per le caratteristiche del territorio e l’essere confinante con un altro paese. Le deleghe che derivano da questo titolo sono quelle sulla forestazione, gli usi civici, l’energia su biomasse e le attività estrattive.

“Il VCO parteciperà anche alla programmazione regionale della formazione professionale per la sua natura transfrontaliera e la necessità di formare il personale che lavora nel Canton Ticino e nel Canton Vallese, attualmente 6500 cittadini della Provincia”, ha spiegato Reschigna. Verranno gestite invece in convenzione con le altre Province dell’area vasta le altre funzioni decentrate dalla Regione. Restano aperte due questioni, che attendono la conversione in legge del DL sugli enti locali per poter essere definite: Il futuro dei centri per l’impiego e la polizia provinciale. Saranno chiariti nella discussione in Consiglio regionale. Un capitolo importante riguarda il personale, che passerà alla Regione in ruolo separato, come prevede la legge Del Rio, per poter essere messo a disposizione con convenzione alle Province e alla Città metropolitana.

Al momento dell’entrata in vigore della legge Del Rio lavoravano per le Province piemontesi 4150 dipendenti, con un costo di 162 milioni di euro. Attraverso la mobilità agli altri enti locali e la dichiarazione di eccedenza, da risolvere con il pensionamento con le norme pre-Fornero, la previsione è di arrivare a 3819 dipendenti entro il 2016, per un costo di 146 milioni.

“Occorre però rilanciare la mobilità e l’utilizzo della pre-Fornero”, sostiene Reschigna, “Se non si vuole che i costi del personale sottraggano troppe risorse alle politiche sia in Regione, sia nelle Province e nella Città metropolitana. E’ possibile ipotizzare che con questi strumenti si possa arrivare a 3500 dipendenti, in modo da non incidere troppo sui costi.” Le intese con le singole Province per i contingenti numerici saranno assunti entro settembre. Il rientro in Regione di circa 1300 dipendenti (289 solo in agricoltura) inciderà profondamente sulla organizzazione dell’ente. Per quanto riguarda le risorse, per il 2015 la Regione metterà a disposizione delle Province 51 milioni di euro, in linea con i livelli delle Giunte Ghigo e Bresso, “progressivamente calate, fino ad arrivare ai 9 milioni iscritti a bilancio nel 2014 dalla Giunta Cota, e da noi portati con l’assestamento a 25. Lo sforzo che facciamo questo anno è notevole, con l’assestamento dovremo trovare altri 11 milioni per giungere a quota 51”, conclude Reschigna.

20 luglio 2015

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