Non capita certo tutti giorni di approfondire l’Apocalisse di San Giovanni, ma di certo, capita ancora meno di leggere e approfondire non tanto la versione pubblicata dai vangeli, ma una più attuale tradotta dal greco all’italiano da Giacomo Maria Prati, tortonese, dirigente della Pinacoteca di Brera e profondo conoscitore della cultura ad ogni livello.
Quello che si è svolto sabato pomeriggio alla Sala della Fondazione poteva sembrare ai più un incontro di nicchia riservato a pochi, ma invece, la partecipazione è stata davvero numerosa: molta gente che ha voluto ascoltare le letture di Gino Bartalena le spiegazioni di Giacomo Maria Prati e vedere le immagini di come gli artisti di tutti i tempi abbiano raffigurato l’Apocalisse e fra questi era presente anche il pittore lomellino Giuseppe Papetti autore di molte icone raffiguranti l’Apocalisse.
Era il secondo di 6 incontri con Giacomo Prati e si è parlato dei sette sigilli.
Molto interessanti gli interventi del relatore che ha spiegato perché certi vocaboli in alcuni testi dell’Apocalisse non rispecchino, forse, la realtà di come invece va viso questo libro molto enigmatico del nuovo testamento e perché solo traducendolo dal greco all’italiano è possibile cogliere certi aspetti che forse non vengono particolarmente apprezzati.
Fra i tanti esposti nella serata meritano un cenno i famosi 4 cavalieri dell’Apocalisse che in molti casi vengono descritti uguali, ma invece grandissima è la diversità fra di loro, ma soprattutto, più dei cavalieri il testo originale greco dà importanza ai cavalli e Prati ne ha spiegato il motivo.
Due ore di relazione letteralmente volate per un tema tanto difficile quanto Appassionane
Lunedì 13 luglio terzo incontro sempre alle 21 alla sala della Fondazione.
15 giugno 2015