Don Remigio, com’era chiamato familiarmente nella Redazione de La Voce alessandrina. La sua presenza è ancora sentita sopravvivono ricordi, aneddoti. Intramontabili sono I Racconti di Natale
Don Remigio Cavanna ha lasciato un vuoto sia come sacerdote, forse ancor più come giornalista, ricordato per le sue energiche battaglie affrontate con l’arme di carta e penna, senza alcun timore.
Chi scrive l’ha conosciuto sui banchi di scuola, lo ricorda come il Professor Cavanna nell’ora di Religione, impartita nelle sua veste di sacerdote.
Si ricordano gli esempi semplici per definire la grandezza del Creatore, nonché di tutti gli altri abitanti del Paradiso, esempi perfettamente, raccontati, a volte, con una vena d’umorismo per non tediare i suoi allievi con spiegazioni rigorose, o peggio, austere.
La classe, con lui in cattedra, aveva un comportamento riguardoso, nello stesso tempo distensivo quasi per comprendere meglio la Dottrina.
Il suo modo di essere docente aiutava non solo nella sua materia; era piuttosto uno sprono a comprendere le altre discipline scolastiche.
I periodi precedenti le festività importanti erano un frangente di vita vissuta, quando il nostro insegnate era giovane seminarista tornato a casa per trascorrere la Feste più importanti dell’anno fra la sua gente, fra i suoi cari congiunti, un modo per trasmettere il calore degli affetti, nel contempo sottolineare quanto era difficile l’esistenza a quei tempi.
I Racconti di Natale, scritti di suo pugno, rispecchiavano la realtà d’allora, con le tenerezze di quegli anni, ricordava la vita laboriosa nelle campagne in cui traspariva sempre l’amore per il prossimo, attraverso la fatica.
È stato un sacerdote un po’ particolare in quanto esprimeva il suo pensiero tramite le righe del giornale La Voce alessandrina, levando la sua penna contro le ingiustizie, laddove emergeva il suo carattere difficile, perché proprio per questo traspariva un carattere. Il suo.
La disponibilità era sempre presente. Ogni occasione era il momento opportuno per consigliare, aiutare, in tanti anni al servizio della Chiesa, poi della Stampa Locale, dov’era ritenuto un pilastro.
Si ricordano con nostalgia quei nei faticosi momenti della redazione, in particolare Don Remigio garantiva un posto in Paradiso riservato ai collaboratori della Redazione La Voce Alessandrina; una maniera per invitare a proseguire serenamente, fors’anche per invogliare se stesso nel compiere il dovere dell’informazione a cui mai è mancato.
Più volte rispondeva a chi domandava il perché, il come partecipare alle funzioni celebrate in una località di lingua diversa dall’italiano. Rispondeva: non è necessario comprendere le parole del celebrante, è importante partecipare alla preghiera con convinzione, comprendere i vari passi della Santa Messa, in ogni sua parte, anche in terre lontane.
Il problema è attualissimo, quasi più oggi di allora, nella fattispecie scambiata in cui sono parecchi i sacerdoti provenienti dalle più svariate, lontane parti del globo, venuti nella nostra Penisola a compiere la loro Missione.
La sua figura è ancora presente nella nostra città, è vicino, pare ancora di udire i suoi passi lungo via Dante.
Eppure le sue esequie si sono svolte in quell’aprile 2001, in una freddissima giornata piovosa, di primavera.
Franco Montaldo