Note a margine del convegno “Mamma e papà servono ancora? La libera scelta educativa alla sessualità” ad Acqui Terme
Redazione Oggicronaca
Finalmente il giorno del convegno è venuto e all’appuntamento a mio avviso mancavano in molti, ma comunque è stato senz’altro un successo, anche per la presenza pastorale del nostro Vescovo Piergiorgio e del suo vicario don Paolino. Parlo del convegno “Mamma e papà servono ancora?”, tenutosi la sera del 21 maggio al Grand Hotel Nuove Terme di Acqui. Una riflessione vorrei condividere con chi legge. L’ideologia del gender, descritta e stigmatizzata dai due autorevoli, preparati e simpatici relatori del convegno, sta di fatto entrando nelle istituzioni italiane col beneplacito di governi presieduti da Presidenti del Consiglio cattolici, che anzi hanno tenuto e tengono particolarmente a definirsi tali, magari anche essendo ripresi dalle telecamere alla santa Messa domenicale. Ora, se l’essere cattolici è qualcosa di più che il semplice mettersi al petto una spilla che ci renda “votabili” da una certa area della popolazione, è chiaro che occorre riflettere sul concetto di “coerenza eucaristica”, ovvero, nel nostro caso, sulla coerenza tra ciò che si dice di credere quando si è in Chiesa e ciò che si opera quando si è chiamati ad un ruolo istituzionale nella comunità civile. Nel caso dell’introduzione della teoria gender, non ci si può certo appellare ad una sorta di ignoranza incolpevole, inavvertenza scusabile o nescienza giustificata, perché, ammesso e non concesso che sia da escludersi la mala fede, è responsabilità del governo e di chi lo presiede vigilare sull’introduzione o meno di determinate teorie e pratiche all’interno di organi dipendenti appunto dal governo medesimo. Se a ciò si aggiunge che nei programmi elettorali dei partiti di riferimento degli ultimi Presidenti del Consiglio, compreso quello attuale, lo sdoganamento dell’omosessualismo in tutte le istituzioni italiane non è in nessun modo oggetto di critica, né il riferimento alla famiglia naturale pone quest’ultima al sicuro da contraffazioni e surrogati svilenti e distruttivi, diventa del tutto evidente che chi, da Presidente del Consiglio, vuole continuare a dirsi cattolico, deve fare chiarezza; altro che esultare per il “divorzio breve”!