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Brunetti ha fatto centro: il 16 maggio Cui ad Castarnöv erano davvero tanti

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

Un careté dar mòl indicava con le stanghe l’ingresso della sala “Gennaro Pessini”; due tavoloni ricoperti da libri dalla curiosa copertina raffigurante due “bugie” di un tempo con una fiammella accesa, simbolo di un’epoca che si sta spegnendo e sulla quale scende il buio; la bella sala dell’ex refettorio dei gesuiti con tutti i posti a sedere occupati e un contorno di persone in piedi; belle gigantografie di una Castelnuovo di fine Ottocento; un tavolo con il sindaco Luise, il relatore Vittorio Pessini, il coordinatore della serata Roberto Delconte, i lettori di alcuni brani dialettali e, ovviamente, l’autore del libro Antonello Brunetti.

Così è iniziata la serata di sabato 16 maggio dedicata alla presentazione del primo volume “Cui ad Castarnöv” (corredato da un CD di 45 minuti con nove voci dirette dal tecnico del suono Pietro Zanella), al quale seguirà la seconda parte a fine anno. Brevi e simpatici gli interventi di Luise e Delconte, mentre Pessini ha svolto un intervento più ampio incentrato su vari temi e soprattutto sull’importanza di recuperare il dialetto e con esso i valori di vita del passato.

Dopo le letture svolte da Silvia Stella e da Piero Cairo, quest’ultimo con un brano spassoso su vicende di Sişé e Puté, l’autore ha svolto la sua relazione. Arricchita da momenti di divertimento, quali lo spegnersi graduale delle luci in sala rimanendo con due sole candele accese, appositamente costruite dall’apicoltore Gianni Bruni, a simboleggiare il rischio che tutto un mondo di secoli svanisca nel buio più totale. Oppure l’illustrazione del titolo derivante dal detto che quelli di Castelnuovo erano famosi per la loro parsimonia (forse sarebbe meglio dire avarizia), e che con un solo uovo mangiavano in quattro e se ne avanzavano un pezzetto lo andavano a vendere il giorno dopo in piazza. Il tutto accompagnato dalla presenza reale di un uovo sodo, tagliato con vecchie posate in quattro parti e offerto ai vari relatori, ma visto che uno di questi non stava bene e se ne avanzava un pezzo si apriva l’offerta al pubblico di acquistarlo a un prezzo di favore.

Antonello Brunetti

Brunetti ha spiegato le difficoltà incontrate per arrivare alla stesura finale di questi due volumi, un periodo di ben 35 anni. Ha accennato alle caratteristiche del libro e ad alcuni aspetti particolari sia del dialetto castelnovese sia della gente che si esprimeva attraverso queste parole, questi modi di dire, questi proverbi. Il primo volume comprende vari temi trattati in 280 pagine complessive che nel secondo saranno addirittura superiori alle trecento.

Alla fine, preannunciando una rafficata simile alla conclusione dei fuochi pirotecnici che caratterizzano la festa del paese, sei persone distribuite fra il pubblico (Silvia, Piero, Pierangelo, Alberto, Franca e Luisa) hanno gridato in crescendo un centinaio di epiteti, di “parulàs” a dimostrazione che anche sotto questo punto di vista il dialetto era ricco di espressioni, di termini che avevano una loro motivazione, una loro creatività simpatica, in contrasto con la volgarità irritante e ripetitiva che punteggia ogni due o tre parole il frasario attuale, soprattutto quello giovanile.

Con questa sorpresa finale che ha stupito e nello stesso tempo divertito il pubblico si è conclusa una delle più piacevoli serate culturali castelnovesi di questi ultimi tempi.

Notevole l’affluenza ad acquistare il libro o al ritiro gratuito da parte dei 94 patrocinatori che si sono fatti carico di sostenere buona parte delle spese di edizione di questi due volumi.

18 maggio 2015

Parte del pubbluco

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