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La polizia scopre cinque afgani clandestini in un Tir a Castellazzo Bormida, nei guai due “Scafisti di terra”


Brillante attività di monitoraggio e controllo del territorio posto in essere dalla Polizia di Stato di Alessandria, finalizzata con l’arresto di due autotrasportatori che viaggiavano a bordo di un tir con cinque afgani clandestini a bordo.

Sono stati  individuati da una pattuglia della Polizia Stradale della Sezione di Alessandria – Sottosezione   autostradale di Ovada in A/26, alla guida del comandante provinciale Marina Listante (nella foto)cinque clandestini afgani, stipati nel vano di carico di un autotreno proveniente dalla Macedonia e diretto in Spagna.

Erano all’interno dell’area di servizio “Bormida Ovest” ubicata nel territorio del Comune di Castellazzo Bormida provincia di Alessandria i due autotrasportatori slovacchi che segnalavano di aver sentito dei rumori provenire dal semirimorchio.

Aperte le porte posteriori del semirimorchio gli operanti trovavano cinque persone presenti in piedi nell’unico spazio disponibile tra la merce caricata sul rimorchio telonato.

I soggetti sprovvisti di documenti ed in precarie condizioni fisiche apparivano fortemente debilitati in seguito al lungo viaggio sostenuto in assenza di alimentazione liquida e solida.

Grazie all’unico soggetto che si esprimeva in lingua inglese, si poteva determinare che si trattava di cittadini provenienti dall’Afghanistan, non legati da rapporti di parentela, saliti a bordo del mezzo pesante nello Stato della Serbia dopo aver corrisposto, a loro dire, il pagamento di una ingente somma di denaro ad un soggetto terzo diverso dal conducente.

Stante le necessita fisiche dei disperati, veniva richiesto l’intervento sul posto di personale sanitario del 118 per l’assistenza del caso ed il trasporto presso il “pronto soccorso” dell’ospedale di Alessandria.

I due conducenti del complesso veicolare venivano accompagnati presso gli Uffici della Questura ove gli investigatori della Specialità Polizia Stradale accertavano attraverso la documentazione di bordo e l’esame del tachigrafo digitale che il veicolo non aveva soltanto effettuato soste e percorsi anomali ma risultava viaggiare con sigilli doganali di carico irregolari perché evidentemente sostituiti abusivamente proprio per caricare i clandestini.

La merce trasportata, infatti, (fasci di cavi prodotti dalla Mercedes) era stata caricata a Bitola (Macedonia) ed era destinata alla Mercedes-Benz Espana in Vitoria (Spagna).

Nel vano di carico del rimorchio risultavano presenti alcuni spazi idonei per l’occultamento di persone; tuttavia   dall’interno sarebbe risultato impossibile aprire il telone vincolato con un cavo in acciaio e legato dall’esterno.

I clandestini sarebbero stati caricati in Serbia con accesso dal portellone posteriore (unico accesso) rilevabile anche dalla constatazione della rimozione dolosa del sigillo originale e la sua sostituzione con altri di comune uso al fine di far apparire “integro” all’origine il carico di merce presente sul mezzo.

L’attento esame del documento di trasporto (CMR) e l’acquisizione di informazioni con personale di alta professionalità nel controllo di veicoli stranieri adibiti al trasporto merci ha permesso di accertare che il sigillo apposto alla partenza dalle Autorità doganali di quel paese era diverso.

Fatto ingresso in Italia a Trieste, il complesso veicolare non si è più fermato sino alla sosta presso l’area di servizio “Bormida Ovest”, salvo brevissime fermate per pochi minuti; solo poco dopo essere giunti presso l’area di servizio nel territorio del Comune di Castellazzo Bormida, in piena ora notturna, i conducenti hanno segnalato la presenza di rumori sospetti.

Gli elementi raccolti, la condotta tenuta dai due autisti è apparsa diretta a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato italiano, con le particolari aggravanti – cinque persone – e -trattamento inumano atteso che per oltre 20 ore sono stati rinchiusi in piedi nel rimorchio in questione senza acqua e cibo – nonché per aver utilizzato servizi internazionali di trasporto, anche alla luce delle dichiarazioni assunte dagli stranieri clandestini, hanno permesso di acquisire gli elementi necessari per applicare la misura pre – cautelare, restrittiva della libertà personale.

I clandestini dopo le prime cure ed il fotosegnalamento sono stati alloggiati presso strutture di accoglienza ed hanno richiesto il riconoscimento dello status di rifugiati.

 28 aprile 2015

 

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