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“La donna alessandrina non è un oggetto, il manifesto sessista andava oscurato”

L’assessore alle Politiche di Genere del Comune di Alessandria, Maria Teresa Gotta, in merito al manifesto oscurato, ha dichiarato: – “In questi giorni é stata molto dibattuta, sui social network e sui giornali online, con approvazioni e dissensi,   l’ordinanza sindacale per l’oscuramento del manifesto con la giovane donna vicino ad una vettura con una scritta allusiva. Quale correlazione c’era tra l’immagine femminile, il prodotto commercializzato e lo slogan del manifesto? Il degrado di una cultura, di una società civile passa anche attraverso queste immagini e comunicazioni dai palesi sottintesi, che giocano sui doppi sensi, di carattere sessista.

Non tutti hanno compreso il senso dell’intervento di rimozione, a monte non c’é stato un mero richiamo morale o un messaggio censorio quanto la difesa della dignità femminile, del rispetto dovuto a tutte le donne, di ogni provenienza e appartenenza.

Oggi impera la cultura dell’immagine e dell’apparenza che detta e orienta mode, influenza pensieri e comportamenti, ma con gli strumenti, le conoscenze, le intelligenze e le brillanti menti creative che abbiamo in campo pubblicitario e comunicativo,   possibile che si continuino a veicolare stereotipie, messaggi che mortificano la donna, che riducono a bieca mercificazione il corpo femminile? E’ nostro dovere, come rappresentanti delle istituzioni, contrastare la diffusione di messaggi pubblicitari discriminatori e lesivi alla dignità, soprattutto delle donne, che la umiliano e la degradano. La pubblicità insinuante e allusiva, che gioca sui doppi sensi influisce e orienta a una visione delle donne, diversa da quella reale, contribuendo a creare nell’immaginario modelli femminili distorti.

Come stanno attualmente applicando altri Comuni italiani, anche in futuro noi rimuoveremo pubblicità ogni qualvolta con foto, immagini e slogan, utilizzeranno il corpo femminile per attirare l’attenzione di probabili consumatori, oscureremo tutti i fari che invece di illuminare e valorizzare l’esser donna calpestano la dignità di tutte noi.

Siamo consapevoli come amministrazione che esistono altre problematiche, che stiamo affrontando, ma ciò non toglie che anche questo sia un problema culturale di pari pregnanza. La dignità delle donne non è da tutelare?”

 16 aprile 2015

 

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