In data 27 aprile è stata consegnata alla Presidenza del Consiglio Comunale la seguente interpellanza, che prende atto di un’insostenibile situazione generatasi a seguito dell’aumento delle tariffe per le palestre e gli impianti sportivi. La materia, pur chiara nei risultati, appare poco conosciuta nelle modalità che compongono i costi di riferimento dell’Amministrazioni. Alcuni casi sono poi particolarmente paradossali.
Interpellanza
(ai sensi dell’art. 57 del Regolamento del Consiglio Comunale)
Oggetto: Tariffe di utilizzo degli impianti sportivi comunali e delle palestre scolastiche: necessità di ulteriori modifiche
Con deliberazione CC n. 70 del 9 agosto 2012, sono state approvate e rideterminate le imposte tasse locali e tariffe di competenza nella misura massima consentita, ai sensi degli articoli 251 e 243 del d.lgs. 267/2000 tra cui nell’allegato “F” le nuove tariffe per l’utilizzo degli impianti sportivi a gestione diretta.
La materia, da subito ritenuta troppo onerosa per utenti e società sportive dilettantistiche, è stata parzialmente ma insoddisfacentemente modificata ed integrata con deliberazione del Consiglio Comunale n. 7 del 22 gennaio 2015.
Nonostante ciò, come già ricordato, le lamentele per gli alti costi delle tariffe orarie di impianti sportivi comunali e palestre, si sono susseguite con una certa costanza, segno delle difficoltà nel gestire una qualsivoglia attività sportiva dilettantesca sia a carattere associativo, sia di tipo individuale.
Peraltro la tariffa si configura come una contribuzione dell’utente ai costi sostenuti dall’Amministrazione Comunale per la gestione dei compendi che vengono resi disponibili ai fini richiesti.
E’ quindi chiaro che dichiarare “tariffe di competenza nella misura massima consentita” significhi in realtà fissare un tetto massimo di contribuzione da parte degli utenti.
La contribuzione presuppone un bouquet di costi che devono essere resi noti, al fine di comprendere l’esatta definizione delle sperse totali sopportate dall’Amministrazione.
Tali conteggi non fanno parte delle deliberazioni citate a meno che si voglia ragionare per deduzione, partendo dalla tariffa e giungendo al costo totale da cui si è mossa l’Amministrazione.
Ad esempio se si prende un caso limite, come quello di una partita che si svolga al Palacima (tempo previsto 3 ore), ove l’ASD intenda vendere i biglietti, il costo è compreso tra un minimo di 154,94 ed un massimo pari al 35% dell’incasso (peraltro non si dichiara se lordo o netto). Il che fa ritenere che i costi sopportati dall’Amministrazione vadano da un minimo di 450 euro circa ad un massimo non computabile. Ma se di costi si tratta bisognerebbe averne contezza piena e comunque questi ultimi non variano di molto se lo spettatore sia in possesso di biglietto oppure no.
La cosa migliora nei casi in cui non si proceda allo sbigliettamento, cioè l’accesso degli spettatori fosse a titolo gratuito: in questo caso la tariffa per un’intera giornata sarebbe di 270,84 euro.
Vi sono altri casi che l’interpellante non cita e che dimostrano, oltre alle contraddizioni esposte, che è assai aleatorio il calcolo effettuato dall’Amministrazione dei costi sopportati, al fine di definire la percentuale di copertura da parte dei richiedenti.
Peraltro qui ci si trova di fronte ad attività il cui carattere sociale è rilevante e la legge ha più volte richiamato il concetto che “la contribuzione degli utenti può avere carattere non generalizzato ed è stabilita mediante tariffe che possono essere differenziate con adeguate motivazioni di carattere sociale.”
Molte associazioni sportive dilettantistiche stanno, proprio in questi giorni, denunciando l’impossibilità di continuare la loro attività senza gravare in modo non congruo sulle famiglie che orientano giustamente i propri figli alla pratica sportiva. E ciò è un ulteriore elemento che fa presupporre la necessità di una modifica sostanziale della materia.
L’interpellante chiede dunque:
a) Se l’Amministrazione abbia valutato con attenzione le implicazioni sociali che si celano dietro ad una politica tariffaria non propriamente dettata dalle condizioni finanziarie dell’Ente;
b) Se l’Amministrazione ha costi di riferimento per la gestione di impianti e palestre, che potrebbero essere rivisti in senso favorevole alla diminuzione delle tariffe;
c) Se occasioni particolari, come quelle citate ad esempio, non dimostrino invece il contrario e che quindi occorra agire per definire con grande attenzione e serenità la gamma dei costi di riferimento.