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Ospedale, mentre a Tortona si chiacchiera, ad Acqui fanno i fatti……


L’ospedale di Acqui Terme

Mentre ogni discussione pubblica, informativa alla cittadinanza, confronto di opinione riguardo il futuro del’ospedale di Tortona rimangono, come nel Canto II dell’Inferno di Dante “tra color che son sospesi” ad Acqui, invece, le iniziative fervono. E la politica bipartisan si muove all’unisono per tenere alta l’attenzione sull’Ospedale.

Qui, no. Sarà perché lo storico fondatore del circolo tortonese di Forza Italia, comprensibilmente provato dall’ultima esperienza di governo anziché posare il martello ha preso in mano anche la falce, sarà forse che il centro destra dà il meglio di sé quando si trova costretto in difesa (da interista capisco e soffro) o per altri insondabili motivi, resta il fatto che, mentre a Tortona tutto tace in attesa del 19 marzo, quando la Camera di Consiglio del TAR deciderà le sorti del ricorso tortonese, ad Acqui Terme l’incontro aperto a tutti i cittadini ed organizzato dal Sindaco PDL Enrico Bertero per discutere, ancora una volta, sul futuro del “Monsignor Galliano” e tenere informata la popolazione, ha trovato concordi tutti gli schieramenti politici. Nonostante gli acquesi abbiano presentato anch’essi ricorso contro il nuovo assetto ospedaliero, la politica, da quelle parti, rimane attiva e frizzante, non solo per ingannare l’attesa del TAR, ma anche per ipotizzare ulteriori scenari e contromisure.

Martedì sera c’erano proprio tutti, anche se schierati su fronti opposti: da un lato, i Consiglieri regionali del PD Domenico Ravetti (nonché presidente della commissione regionale sanità) e Valter Ottria, entrambi da sempre fervidi sostenitori della riforma sanitaria di Chiamparino, e dall’altra il Sindaco di Acqui, Bertero, che insieme ad Ugo Cavallera, ai consiglieri regionali di Forza Italia Gian Luca Vignale e Massimo Berutti, ai sindaci del territorio ed al consigliere regionale del M5S Paolo Mighetti erano pronti a difendere i servizi e reparti del “Monsignor Galliano”

 

Acqui dice NO (e lo ribadisce)



Dalle critiche di Vignale, secondo cui «il Piano Sanitario regionale è monco in partenza, poiché a fronte dei ridimensionamenti non sappiamo se ci saranno dei risparmi e neppure come verranno ridistribuiti» a Massimo Berutti, secondo il quale la riforma sanitaria proposta da Roberto Cota appariva molto più sensata «Almeno quella aveva individuato come ospedali cardine quattro realtà alessandrine: Acqui, Casale, Novi e Tortona», sottolineava l’ex Sindaco.

Paolo Mighetti, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, identifica il fulcro di tutta la questione nel Patto della salute ed al modo in cui mette mano alla sanità locale. «Francamente, mi sono stufato di chiedere e ho bisogno di sapere come si intende agire nel concreto» ha stigmatizzato il grillino «Soprattutto per quanto riguarda Rianimazione e Cardiologia. Non mi fido dei direttori generali delle Asl. Sono tecnici, non politici, e sappiamo che le promesse mancate sono sempre dietro l’angolo come è già successo con il punto nascite».

 

Il “giallo” dei dati su Novi

 Ma l’affondo del Grillino Mighetti è sui numeri, quelli reali: «Stando ai dati forniti dall’ASL, l’ospedale di Acqui Terme ha un tasso di occupazione giornaliero pari al 97per cento, mentre quello di Novi Ligure è del 92 per cento. Invece dalle tabelle regionali questi dati, stranamente, si invertono».

Non è la prima volta che emergono incongruenze sui dati che riguardano il San Giacomo, basti ricordare gli utilizzi del DEA rapportati a quelli di Tortona, con l’evidenza di un maggior impiego di quest’ultimo.

Una recente analisi sui dati ASL, infatti, evidenziava come il DEA di Tortona sia utilizzato dal 38,29% della popolazione di riferimento (60.596 abitanti) mentre quello di Novi Ligure, solo dal 32,76% (73.267 abitanti).

 

Il ricorso al TAR non si ferma. E nemmeno le firme Acquesi

Nel frattempo però il ricorso proposto al Tar va avanti, così come la raccolta di firme fra i cittadini che al momento ha raggiunto quota 18.541. Un numero eccezionalmente elevato, se rapportato ad un bacino che comprende 42 mila persone, e   che rende l’idea di come sia sentito lo spettro del disagio da parte della popolazione, vivamente preoccupata dalla perdita di ulteriori servizi legati alla sanità.

Il distretto di Tortona, con 60mila residenti, una volta e mezza il bacino di Acqui, di firme ne aveva prodotte “solo” 20mila. Sinonimo di un problema meno sentito? Di una rassegnazione stagnante? O è la politica, a rimanere al palo? Tutte queste o nessuna di esse, poco cambia. Acqui si sta portando avanti.

 

Annamaria Agosti

 

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