Il dolore di una famiglia per la morte di un figlio, un marito e un padre è una cosa talmente personale e profonda che non può essere considerata cronaca.
C’è già troppa spettacolarizzazione della tragedia nella società attuale che abbiamo deciso – già da tempo – di rispettare il dolore della famiglia. Per questo motivo non troverete alcuna fotografia dei familiari e neppure una parola sul rosario che si è tenuto venerdì sera, ritenendo di lasciare, almeno quel momento di dolore solo ai familiari.
Di seguito, invece vi raccontiamo la cronaca di un funerale che a Tortona sarà ricordato a lungo per la moltitudine di gente che si è riversata in Duomo, che mezz’ora prima della cerimonia era già strapieno di gente, si seduta che in piedi, con una moltitudine di persone in attesa, fuori, in piazza.
I genitori di Guido Ghisolfi insieme ad alcuni nipoti e alla moglie di Guido, sono arrivati a piedi scendendo da via Verdi ed hanno raggiunto il sagrato del Duomo rimanendo lì in attesa del feretro del figlio. E’ stato in quel frangente che di fronte a decine di fotografi il prefetto Romilda Tafuri, Squinzi e tanti altri hanno porto le condoglianze alla famiglia, Un pellegrinare verso Vittorio Ghisolfi, capo storico dell’azienda, ex presidente provinciale dell’Unione industriali di Alessandria, che aveva gli occhi lucido e a stento è riuscito a trattenere le lacrime perché la perdita di un figlio è il dolore più grande che un essere umano possa sopportare.
Poi è arrivato il feretro e le parole del vescovo Vittorio Viola che in alcuni casi chiama Ghisolfi ingegnere, in altri semplicemente Guido.
“In momenti come questo – dice – il dolore ci sembra incolmabile e sentiamo dentro tanta fatica per un momento di buio che ha portato l’ingegner Guido ad un gesto simile, ma questo non ci toglie la possibilità di amarlo.”
Poi inizia la cerimonia funebre, col vescovo che poco prima dell’omelia si reca ad abbracciare i genitori di Guido e poi passa all’omelia.
“Tutto sembra così strano – dice il vescovo di Tortona – ma sono davvero tanti quelli che hanno amato Guido, e lo si vede dalla vostra presenza.”
Vittorio Viola parla ad occhi chiusi, con la voce rotta dall’emozione: “Ci sono dolori – dice – che ci fanno sentire disperati, ci paralizzano il cuore e la mente, ci fanno sentire l’abisso della solitudine e allora cerchiamo parole che possano reggere all’abisso, ma non le troviamo.”
Solo il Signore in questi casi – conclude il vescovo Vittorio Viola – può venirci in aiuto e soltanto lui ha l’unica parola in grado di tirarci fuori dall’abisso e dalla solitudine. Sappiamo che Dio facendosi uomo ha svuotato la morte, per questo anche se ci manca l’abbraccio, la carezza, il genio, la voglia di fare di Guido, sappiamo che di fronte alla morte c’è qualcosa che resiste ed è l’amore che è più forte della morte stessa. E anche se il male oscuro della morte ha portato Guido a questa scelta noi non posiamo permettere che Guido diventi un ricordo, perché in Dio, Guido vive. La certezza del tuo amore, Signore, è il nostro unico conforto.”
Angelo Bottiroli
7 marzo 2015