Dai controlli alla conciliazione
Le contestazioni avanzate dai funzionari del Fisco poggiano sui risultati emersi nell’ambito di un’indagine giudiziaria più complessa.
Sulla carta, l’azienda aveva sostenuto dei costi per lo smaltimento di materiali pericolosi, commissionando questa operazione a un’altra società. Quest’ultima, che avrebbe dovuto fornire la prestazione di smaltimento, in realtà disponeva unicamente di un indirizzo e di una partita Iva. Dai controlli è emerso che non aveva dipendenti, automezzi o immobili e nemmeno un’utenza elettrica attiva. In realtà, quindi, non era un’azienda economicamente operativa e non aveva alcuna struttura per erogare effettivamente la prestazione di smaltimento illecitamente fatturata.
La vicenda si è conclusa con la conciliazione giudiziale tra l’azienda alessandrina e l’Agenzia delle Entrate. Stabilito l’esatto ammontare degli importi da sottoporre a tassazione – anche dopo la corretta definizione di alcune contestazioni minori – la società ha versato 1,2 milioni di euro.
12 febbraio 2015