Una cifra di tutto rispetto, nonostante la riduzione del 10% del trattamento economico lordo mensile dei membri del Consiglio e della Giunta, approvato dal mese di Novembre 2014, con l’intento di assicurare un risparmio annuo complessivo di circa 800mila euro. Tradotto in termini di comparazione, potremmo dire una mensilità e mezza di tutto il Consiglio Regionale risparmiata. Poco? O tanto? E quanto potranno mai guadagnare il Presidente, o la Giunta regionale?
Dopo aver esaminato i compensi dei consiglieri regionali, quali sorprese potrebbe ancora riservarci una sbirciatina ai cedolini del Governatore e dei suoi Assessori?
50 sfumature di euro
Quando si lavora tutti con unità di intenti, le differenze vengono appianate. Anche in busta paga. Ed è così che si scopre come Chiamparino, a fine mese, venga retribuito con soli 500 euro netti in più di un consigliere di minoranza come Berutti, o 1000 in più di chi non possiede alcun compenso aggiuntivo a titolo di funzione, quali Presidente di Commissione o capogruppo.
La busta paga base di un qualsiasi eletto in Regione era, fino al novembre scorso, innegabilmente cospicua: 6.600 euro lordi di indennità di carica, uguale per tutti, consiglieri di minoranza e maggioranza, assessori, Governatore, cui vanno aggiunti altri 4.500 (esentasse) come rimborso spese per l’esercizio del mandato, più, eventualmente, una ulteriore indennità di funzione dovuta ad ulteriori cariche ricoperte: 800 euro per un semplice vicepresidente di commissione, 1.200 per un presidente di commissione e per un segretario di Presidenza, 1.600 per i capigruppo, 2.000 per gli assessori e 2.700 per il Governatore Chiamparino. Tenuto conto che a Torino le commissioni sono una dozzina e i membri della giunta sono anche consiglieri, mentre gli eletti sono “soltanto” 50, sembra quasi impossibile non riuscire ad intercettare almeno qualcuno di questi sostanziosi extra in busta paga.
Da ottobre il Parlamentino si taglia le indennità ma…
Tra i vari proclami della campagna elettorale, Sergio Chiamparino richiamava l’attenzione sulla necessità di correre ai ripari riportando l’indennità ai livelli di quanto guadagna il sindaco di un comune capoluogo, tema così sentito da dedicarvi un punto del programma di governo.
“Riduzione delle indennità di presidente, assessori e consiglieri, che devono avere come tetto massimo quello del sindaco del Comune capoluogo” (1)
Ed era il 24 ottobre scorso quando Gariglio, capogruppo in regione del Pd e segretario regionale del partito, preannunciava quella che doveva essere una vera e propria rivoluzione riguardo i costi della politica, almeno a livello regionale: intervenire subito con un taglio del 10% alle prebende dei consiglieri, per arrivare entro l’anno ad avere indennità allineate a quelle del Sindaco di Torino. (2)
E così andò: le indennità nel mese di ottobre 2014 scendono dagli opulenti 6.600 euro ai ben più sobri 4.940, ed i rimborsi spese da 4.500 euro ai “risicati” 4.050 testimoniati dai cedolini paga. Un taglio del 10% preciso e netto.
Adesso l’indennità prevista per chi è stato eletto in Regione può considerarsi coerentemente allineata a di quella percepita dal Sindaco di Torino, Piero Fassino, cui spetta una indennità mensile, al lordo delle ritenute, di Euro 5.210 (3)
“Solo una spuntantina, grazie!”
Chiamparino ha quindi tenuto fede a quanto enunciato in campagna elettorale, e lo ha realizzato dopo soli quattro mesi dal proprio insediamento.
Eppure, nel controllare le norme riguardanti le indennità spettanti ai Sindaci di città metropolitane, si apprende che il sindaco di Torino percepisca, in realtà, una indennità decurtata di quasi 4mila euro al mese, poiché, godendo del vitalizio da parlamentare, Piero Fassino è costretto a tagliarsi lo stipendio da primo cittadino per circa il 50%, scendendo dai 9mila euro previsti (per legge) ai 5mila lordi che, di fatto, percepisce. Tutto questo per una norma, varata nel 2008, che impedisce il cumulo della pensione parlamentare con l’indennità da Sindaco.
Per le città metropolitane (come Torino) lo stipendio del primo cittadino sarebbe di circa 9mila euro lordi. Piero Fassino, tra le opzioni possibili e contemplate dalla legge, ha scelto di non rinunciare alla pensione di Montecitorio, optando per una “sforbiciatina” all’indennità da Sindaco, decurtandola di quel tanto che basta a soddisfare i requisiti della norma sul cumulo tra pensione e indennità, “limandola” in modo da contenerla al di sotto del 40% della pensione da parlamentare ed essere, sotto tutti gli aspetti normativi, in perfetta regola.
I conti tornano: dei 166mila euro dichiarati al fisco nel 2013 (compreso il cumulo con la pensione da parlamentare), i 54mila percepiti come Sindaco di Torino rispettano i parametri di legge. Tutto, assolutamente, in perfetta regola.
Però, come abbiamo già visto, Fassino rappresenta un caso particolare, poiché costretto a tagliarsi l’indennità…. E quindi la promessa fatta in campagna elettorale da Chiamparino, di equiparare i costi a quelli del Sindaco del capoluogo… su cosa si fondava?
Forse che l’appellativo di “parlamentino” attribuito alla Regione richiama quello del “fratello maggiore” romano per molteplici aspetti?
Annamaria Agosti
(1) Programma Chiamparino http://tinyurl.com/kq628ox
(2) Comunicato Gariglio http://tinyurl.com/lkd9l4u
(3) Indennità Fassino http://tinyurl.com/nn2dfll
Fonte elenco consiglieri e compensi http://www.cr.piemonte.it/cms/organizzazione/amministrazione-trasparente/organizzazione/anagrafe-degli-eletti/sezione-i-consiglieri-regionali.html