L’ennesima iattura della Giunta Chiamparino non veste né la fascia tricolore di un Sindaco, né il camice bianco dei medici, ma si presenta in giacca e cravatta, ed assume le sembianze manageriali della sanità privata: sono infatti molti gli Istituti e le cliniche convenzionate con la Regione che hanno mal digerito la delibera di Giunta Regionale sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, e dopo aver inutilmente intrapreso un tentativo di dialogo ed essersi scontrati con la caparbietà del duo Chiamparino-Saitta, hanno deciso – anch’essi – di imboccare la strada del ricorso al TAR.
Capofila della protesta è l’AIOP, Associazione italiana ospedalità privata con una trentina di strutture in Piemonte, affiancata dall’ARIS, che raggruppa enti a gestione religiosa come il Cottolengo, Gradenigo e Koelliker più una ventina di strutture dedicate alle postacuzie.
Nella lista ci sono nomi importanti: la clinica Cellini di Humanitas e la San Luca della precollina torinese, La Vialarda di Biella, il grande gruppo privato del Policlinico di Monza a cui appartengono San Gaudenzio, Salus, Clinica eporediese e Casa di cura di Alessandria, Villa Igea di Acqui, la Casa di cura Città di Bra.
Il ricorso non arriva a sorpresa, bensì era nell’aria da tempo, anche se, in prima istanza non tutti avevano deciso di seguire la strada del Tribunale amministrativo, auspicando in un margine di trattativa con la Regione. Che, manco a farlo apposta, nemmeno questa volta c’è stata.
La levata di scudi da parte dei privati accreditati riguarda i 700 posti letto che la Giunta Regionale vorrebbe tagliati sulle acuzie, a fronte dei 1500 garantiti dalla sanità privata in Piemonte. Tagli quindi per il 40% dei posti letto in convenzione, contro l’8,5% che la delibera mira invece a sottrarre dalle strutture pubbliche ospedaliere. Una penalizzazione ritenuta eccessiva, a livello economico, dai portavoce della sanità privata.
«Le nostre sono società di diritto privato, che rispondono a consigli di amministrazione: il ricorso è un atto dovuto a tutela delle aziende» precisa Giancarlo Perla, Presidente Regionale AIOP, che aggiunge alle motivazioni riguardanti la fondatezza del ricorso un ulteriore dettaglio, tutt’altro che trascurabile: «La delibera della Regione sulla riorganizzazione della rete sanitaria – spiega Perla – fa riferimento al decreto Balduzzi. E il Consiglio di Stato in un recente parere ha sottolineato che quel decreto non è mai stato approvato dal governo».
Il Decreto Balduzzi non è stato approvato dal Governo?
Un parere, quello del Consiglio di Stato, che potrebbe dunque “frenare” il documento esitato dal Ministero della salute e sul quale tutte le Regioni stanno rivedendo i loro piani ospedalieri?
E qualora così fosse, questo forse potrebbe rimettere in discussione l’intesa (obbligatoria) raggiunta con la famosa delibera del 19 novembre 2014, n. 1-600 “Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto per la Salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale”?
Si tratta proprio del regolamento sul quale si fonda la nuova rete ospedaliera piemontese, quella che prevede il taglio di circa 1800 posti letto e la “condanna” di molti ospedali, tra cui quello di Tortona. Ed è la delibera contro la quale i Sindaci hanno presentato ricorso.
Saitta contro tutti
E proprio questo è il punto nevralgico della querelle, visto che i posti letto di continuità assistenziale hanno costi (e quindi, remunerazioni) di molto inferiori rispetto a quelli delle acuzie. Per i privati in convenzione, a cui il servizio sanitario regionale paga le prestazioni erogate, la riduzione del budget potrebbe essere alquanto significativa: nel 2014 gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati, presìdi ed Irccs ammontavano a 570 milioni. La controversia riguarda la cifra da stanziare per il 2015, e soprattutto la tipologia di prestazioni da acquistare in base alle necessità del sistema pubblico, quindi “obbligando” gli istituti privati che vogliano continuare a mantenere la convenzione regionale, a riconvertire i propri posti letto in continuità assistenziale, molto meno remunerativa. Da qui, la levata di scudi da parte dei privati.
L’Assessore Regionale alla Sanità cerca di spiegare i suoi intenti: «Prima di stabilire il budget per i privati accreditati, era necessario definire la riorganizzazione della rete ospedaliera, in modo da chiedere ai privati quelle prestazioni che il pubblico non riesce a fare. La Regione non è un bancomat: spetta al pubblico decidere che cosa il privato accreditato deve fare.». Saitta, in sostanza, nelle proprie intenzioni, avrebbe già deciso per sé e per tutti. Con il beneplacito di Chiamparino, che ha impartito al suo assessore una precisa direttiva: «Niente trattative con la pistola del Tar sul tavolo».
Il presidente regionale dell’AIOP, Giancarlo Perla, si dichiara “sorpreso” della reazione del Governatore: «Posso capire la sua posizione nei confronti di amministratori pubblici del suo partito che hanno scelto quella strada [il ricorso al TAR, ndr] ma noi rappresentiamo delle società e dobbiamo pensare a tutelare gli interessi dei soci ma anche dei revisori dei conti e dei creditori nei confronti di un provvedimento che per loro può essere lesivo».
Insomma, la Regione non sarà un bancomat, e per quanto l’affermazione possa essere condivisibile, il fronte della sanità privata non intende farsi trattare come una bottega di salumiere dove si compra solo l’etto di prosciutto all’occorrenza, reclama una trattativa articolata, in difetto della quale il ricorso, già presentato, rimarrà in essere ed andrà avanti per la sua strada.
Quel muro contro muro, quel vizio di calare dall’alto le proprie decisioni preconfezionate, pronte da applicare (in casa d’altri) senza discuterne preventivamente, è un vezzo del quale qualcuno, evidentemente, non riesce proprio a fare a meno. Ottenendo sempre gli stessi esiti. Ricorsi in tribunale.
Tutti i TAR di Chiamparino
Il 2015 sarà nuovamente l’anno del “tutti a casa”? Se questo dimensionamento ospedaliero, finora, aveva le sembianze di un girone infernale, il miglior contrappasso dantesco non avrebbe potuto concepirne un miglior epilogo.
Annamaria Agosti
8 febbraio 2015