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Una riflessione sull’assenteismo degli statali anche nella nostra zona

Pier Carlo Lava

Pier Carlo Lava

L’assenteismo degli statali è un problema per tutti i lavoratori

La questione dell’assenteismo dal lavoro, che riguarda sia il pubblico che il privato rappresenta un problema non di poco conto, dato che incide pesantemente sulle imprese, sullo Stato e quindi sui cittadini, e sopratutto danneggia tutti i lavoratori che si comportano correttamente compiendo ogni giorno il loro dovere.

Questo però non ci deve far dimenticare che sussistono delle differenze rilevanti fra pubblico e privato, infatti secondo Confindustria le assenze dal lavoro nel settore pubblico sono nettamente superiori rispetto a quello privato. L’assenteismo nel privato nel 2013 è stato del 6,5% (in calo del 7% rispetto l’anno precedente), mentre nel pubblico impiego è quasi del 50% in più. Si calcola che una riduzione dell’assenteismo nel settore pubblico a livello del privato, comporterebbe un risparmio di oltre 3,7 miliardi di euro.

La CGIA di Mestre ritiene che in particolare le assenze brevi rappresentino una forma mascherata di assenteismo, si calcola che nel 2013 nel pubblico impiego un assenza per malattia su quattro (25,9%) è di un solo giorno, a Palermo il dato sale quasi al 50%.

Un fenomeno che tra l’altro risulta in crescita del +5,9% rispetto al 2012, mentre nel settore privato è in calo del 11,9%. Una situazione recentemente confermata dal massiccio assenteismo dei vigili urbani nella notte di capodanno a Roma, ma anche da altri fatti sempre riguardanti il pubblico impiego nelle partecipate a Bari e Napoli.

Indubbiamente questa differenza nell’assenteismo fra il pubblico e il privato è anche la conseguenza del fatto che il livello delle tutele dei lavoratori è diverso, così come i controlli e i criteri di assunzione.

Ovviamente, non tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni dato che ci sono tantissimi lavoratori che compiono responsabilmente la propria attività divenendo le prime vittime  di questo sistema, in quanto ingiustamente additati come appartenenti di una categoria di pigroni.

Tuttavia, non si possono non denunciare i diversi casi di inefficienza che vedono protagonisti i dipendenti pubblici fannulloni e, soprattutto, non si possono non prendere dei provvedimenti, sanzionando chi non svolge correttamente il proprio lavoro, dall’impiegato pubblico pigro sino al parlamentare che continua a godere di una serie di privilegi che, oltre ad essere ingiusti a priori nell’Italia “in crisi”, sono decisamente anacronistici.

La disoccupazione oggi è al 13,9% e quella giovanile quasi al 50% (milioni di persone che vorrebbero lavorare) perciò tutti quelli che hanno un posto di lavoro, nessuno escluso, tra l’altro a tempo indeterminato sia nel pubblico che nel privato, devono dimostrare di saperselo meritare, se non altro per rispetto di chi non c’e l’ha.

 Pier Carlo Lava


20 gennaio 2015

 

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