Contro la delibera di giunta (Cota) che vedeva la soppressione del punto nascite di Tortona, sarebbe stato possibile il ricorso al TAR entro 60 giorni dalla pubblicazione. Apparentemente, i giochi oramai sono chiusi. Ma forse esiste un aspetto che potrebbe rimettere di nuovo tutto in discussione, per riportare il punto nascite a Tortona.
Attenzione alle date del 2013
La delibera di cui parliamo è la D.G.R. 14 Marzo 2013, n. 6-5519, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte il 21 / 03 / 2013. I 60 giorni di tempo per un possibile ricorso decorrono da questa ultima data.
Il piano di revisione della rete ospedaliera prevede la soppressione del punto nascite di Tortona entro il 30/06/2013. Ma con un colpo di mano, l’ASL AL gioca d’anticipo, ed in barba a tutto e tutti, l’11 aprile 2013 annuncia che il punto nascite di Tortona chiuderà da lì a soli 19 giorni, il 30 aprile 2013.
Questo spostamento anticipato e frettoloso del punto nascite è andato, forse, a condizionare un potenziale diritto di ricorrere innanzi al TAR fino al 60° giorno? Che probabilità di vittoria poteva avere, un ricorso presentato – sì – nei termini previsti per legge, ma contro uno spostamento già avvenuto e che era costato (inevitabilmente) denaro pubblico? Forse chi ha giocato d’anticipo queste cose le sapeva, o perlomeno, le supponeva.
Un atto (come lo spostamento anticipato) che va a ledere un diritto inalienabile (come la possibilità di un ricorso) è soggetto comunque a prescrizione?
Ed ancora: il ricorso contro un atto pubblico è possibile entro i 60 giorni dall’avvenuta conoscenza dell’atto che si vuole impugnare. E se, invece, dovesse emergere un danno, e che questo si palesi solo dopo i 60 giorni previsti per il ricorso amministrativo?
Ora, attenzione alle date del 2014
La non corretta e non conforme applicazione della norma (lo spostamento del punto nascite da Tortona a Novi avvenuto con due mesi d’anticipo sul crono programma previsto e prima che scadessero i termini per opporsi tramite ricorso) ha determinato un danno che è emerso solo a distanza di un anno e mezzo. Precisamente si è palesato nell’esatto momento in cui la Regione Piemonte ha recepito la direttive nazionale del Patto per la Salute, tramite la D.G.R. 19 Novembre 2014, n. 1-600, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte in data 27 novembre 2014.
Non sono ancora trascorsi 60 giorni, come ben sappiamo, infatti il ricorso che verrà depositato lunedì 26 si oppone, proprio, a questa delibera di giunta.
E’ possibile integrare al ricorso anche queste osservazioni sul punto nascite? Il dualismo “DEA solo dove esiste punto nascite e viceversa” è emerso SOLO nel momento in cui la Regione Piemonte ha recepito il Patto per la Salute, e non prima.
Saitta non perde occasione per ricordarci che la mancanza del punto nascita determini immediatamente il declassamento da Dea I livello «Spoke a Ospedali di Base, sede di Pronto Soccorso. Del medesimo avviso è il Presidente della Commissione Sanità Domenico Ravetti, secono cui il punto nascite è fondamentale per non esse declassato.
Tenuto conto di come il trasferimento da Tortona a Novi sia andato soggetto a vizi di forma, una speranza, e forse più che concreta, potrebbe esserci.
La via più semplice: azzerare la delibera precedente
Appurato che la politica non ha dimostrato alcun rispetto nei confronti di chi l’ha votata, e gli elettori percepiscono il livello istituzionale regionale come lontano anni luce dai loro problemi, se l’Olimpo di Palazzo Lascaris la porta,anziché sbatterla in faccia al territorio Tortonese, l’avesse lasciata almeno socchiusa, giusto di quel minimo spiraglio aperto al confronto democratico, avrebbe magari azzerato anche la delibera di giunta che prevedeva la soppressione del punto nascite di Tortona.
In fondo, lo ha fatto per diverse altre voci del piano di riorganizzazione approvato dalla giunta Cota, precisamente quelle dove, secondo Saitta, «c’erano vizi nel contratto» (1).
Bene, qui a Tortona i vizi non erano nel contratto, ma nella applicazione della delibera. Si adottano due pesi e due misure? Siamo davvero i parenti poveri dell’Alessandrino?
Le persone conoscono gli standard di sicurezza e qualità dei reparti che la Regione vuole chiudere e non sono disposti ad arretrare più, nemmeno di un passo. Ça va sans dire. Chiamparino capirà.
Annamaria Agosti
23 gennaio 2015