La notizia della rapina, immediata giunta alla Centrale Operativa di della Sottosezione Polizia Stradale di Ovada e alle pattuglie in servizio quella sera sull’A/26 dei trafori, permetteva ai vari operatori di predisporre i più opportuni dispositivi per il controllo dell’autostrada e delle stradine che ad essa conducono, monitorando così tutte le possibili vie di accesso (e di fuga) all’autogrill.
Proprio la rapidità della segnalazione ricevuta e l’immediato coordinamento tra le pattuglie presenti al momento in servizio, hanno permesso ad uno degli equipaggi della Polizia Stradale di posizionarsi lungo la Statale del Turchino ai margini della città di Mele e notare il sopraggiungere di un’auto sospetta.
Alla vista degli Agenti, il conducente dell’auto cominciava ad eseguire ardite e pericolose manovre per sottrarsi al controllo ed allontanarsi, ma l’attento autista di Polizia non perdeva il contatto con il mezzo e si accorgeva del lancio dal finestrino della cassa e dei soldi che essa conteneva.
Raggiunta la vettura in fuga, gli Agenti della Polizia Stradale operavano il controllo dei tre occupanti con la massima attenzione e professionalità, anche in considerazione dell’originaria segnalazione che aveva indicato il possibile possesso di un’arma da fuoco.
Sotto i sedili veniva così rinvenuta l’arma, risultata essere un giocattolo a cui era stato tolto il “tappo-rosso”, ancorché del tutto simile a quella in uso alle Forze dell’Ordine che ben poteva essere scambiata per un’arma vera.
Con l’arrivo di altre pattuglie della Polizia Stradale alessandrina era possibile ripercorrere la strada dell’inseguimento e recuperare la cassa ed il denaro in essa contenuto. Sulla strada sono state raccolte decine di banconote da 10, 20 e 50 euro, sparse sull’intera carreggiata insieme a cards per le ricariche di utenze cellulari delle diverse compagnie telefoniche.
Raccolti tutti gli elementi di prova in ordine alla rapina messa a segno oc’anzi, i tre giovani genovesi, C.G. anni 18, B.A. anni 24 e R.G. anni 25, tutti nati e cresciuti nel capoluogo ligure nei quartieri sobborgo della città, venivano arrestati e posti a disposizione del Magistrato competente presso la casa di reclusione “Marassi” in Genova.
9 dicembre 2014