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Personaggi alessandrini: i colori di Felice Giani, pittore del Tortonese

Giani Felice - QFelice Giani nasce a San Sebastiano Curone 1758; al compimento del diciassettesimo anno d’età è a Pavia sotto la guida del maestro Carlo Antonio Bianchi dal quale apprenderà l’arte figurativa della pittura per esercitarla in giro nel mondo d’allora

La sua formazione artistica avviene a Bologna con il maestro Ubaldo Gandolfi, quindi è Roma, allievo della scuola di Pompeo Batoni ove rimarrà per quattordici anni, con incarichi di buon rilievo come la decorazione del Caffé Atanasio, un locale frequentato dalla buona società capitolina, nonché da artisti di fama internazionale.

La tavolozza di Felice conosce un ottimo periodo artistico con il dipinto Sansone e Dalila acquistato da una nobile famiglia di Parma, ov’è attualmente.

Il suo pennello decora palazzo Altieri, diverse sale di villa Borghese, altrettante di palazzo Chigi, prima ancora diventasse sede del governo della Repubblica Italiana.

La sua opera è richiesta a Faenza per ornare la galleria Laderchi, nonché le abitazioni delle famiglie più in vista della città.

La corte di Napoleone lo invita a Parigi; qui arriva nel 1803, ove gli è commissionata la decorazione delle stanze della Malmaison delle Tuileries, un momento attraverso il quale accresce la sua fama di raffinato artista presso le famiglie più in vista d’Europa.

Ridona in Patria per abbellire il teatro Comunale di Bologna; da qui si trasferisce nella Capitale, chiamato a affrescare alcune ali del palazzo di Spagna, del Quirinale ed altri importanti edifici.

È il periodo in cui Felice sembra abbia una Bottega tutta sua, una notizia non uniformemente confermata, tuttavia il mondo artistico ha un punto d’incontro grazie al suo interessamento, un ritrovo in cui l’oggetto di discussione è la pittura, l’arte; si parla di letteratura, soprattutto di far grande l’Italia sotto il riflettore artistico.

Felice è nuovamente in Francia, lavora a Montmorency, su commissione del conte Aldini, per rivede l’Italia dopo la caduta di Napoleone Bonaparte.

La sua mano dipinge, affresca su e giù per la Penisola, divide il proficuo tempo tra Faenza, Forlì, Bologna, Pesaro: quindi Roma città dove s’ammala per una fatale caduta la quale lo conduce, l’11 gennaio 1823, nell’ultima dimora.

                                                                            Franco Montaldo


14 dicembre 2014

 

 

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