La cantante lirica Alessandra Drudi, conosciuta dal suo pubblico come Gea della Garisenda, incontra Teresio Borsalino, il noto industriale di Alessandria, così convolano a nozze il 3 settembre 1933 a Villaverucchio, un’incantevole località nei pressi di Rimini.
Giovanna Usuelli, durante un amichevole accoglienza, assicura di aver ascoltato cantare Gea della Garisenda, un’artista d’innata sensibilità, acclamata nei Teatri più importanti del globo, ricercata dai compositori per la sua stupenda voce, al par d’un usignolo, come qualcuno ha scritto.
Nata a Cotignola, un piccolo centro vicino a Ravenna, nel 1878, ha frequentato il liceo musicale di Bologna, studiando canto, con impegno, tanta passione sotto la guida di affermati maestri.
Il debutto lo coglie a Lugo, a due passi da casa, nell’esigente terra di Romagna con la Bohème di Giacomo Puccini, solamente 21enne.
Molti direttori d’orchestra bramano scritturarla; ha interpretato varie parti delicate nelle più difficoltose opere liriche, senza tralasciare l’operetta, forse meno impegnativa, certamente più divertente.
L’interpretazione de La Mascotte, al Dal Verme di Milano, è stato il primo successo in assoluto di una lunga serie di interpretazioni, tutte di largo respiro.
La sua voce è stata applaudita in tutta Italia, in particolare a Bologna con manifestazioni davvero entusiasmanti da parte degli intransigenti loggionisti.
Una data da non dimenticare, nella carriera artistica di Gea, è quel venerdì 8 settembre 1911, quando al Teatro Balbo di Torino, intona per la prima volta in assoluto le note di Tripoli bel suoi d’amore, quell’aria destinata ad accompagnare i nostri soldati nella guerra di Libia.
Il grande schermo l’ha accolta, nel ruolo di protagonista nel 1916, in La Vergine innamorata, due anni dopo in Amor che nulla vince.
La sua fama è diffusa in tutta la Penisola, ammirata da Giosuè Carducci, ormai anziano; da Giovanni Pascoli, altro suo incallito fan.
Ruggero Leoncavallo, in una lettera, promette a Gea la parte di protagonista nell’opera nuova in fase di realizzazione, forse ne I Pagliacci, purché torni a calcare le scene; analogamente si è espresso Pietro Mascagni, proponendo la parte principale ne La – sua – Cavalleria rusticana. Tutto inutile, fermamente decisa a lasciare la carriera nel 1926.
Il matrimonio con l’industriale alessandrino Teresio Borsalino è stato probabilmente quanto di meglio desiderasse dall’esistenza, sono sfumati molti progetti, per rimanere nella sua tenuta nei pressi Rimini, fino al 1961, quando lascia definitivamente questa terra.
Franco Montaldo
28 dicembre 2014