Si tagliano i reparti di rianimazione, si lasciano gli impiegati nella sanità che in Piemonte sono il quadruplo di quelli prescritti dalla legge.
Questo ha scoperto Annamaria Agosti scartabellando tra i dati del web e ce lo ha comunicato con una lettera che pubblichiamo di seguito.
P.S. Non ci risulta che la situazione sia cambiata… intanto per risparmiare si tagliano le Rianimazioni di Tortona e Acqui Terme.
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Egregio Direttore,
tra Tortona e Novi Ligure volano gli stracci sulla vicenda ospedale, mentre le discussioni dovrebbero, piuttosto, ruotare attorno ad un altro tipo di tessili, nella fattispecie camici e colletti bianchi.
Andiamo con ordine, cominciando con un bel salto indietro nel tempo per capire le ragioni di questa mia affermazione. E prendiamo spunto, manco a farlo apposta, da un altro componente “tessile”.
Il 30% dei dipendenti in sanità ha ruoli amministrativi…
Correva l’anno 2011, e l’allora “mutandatissimo” Governatore Cota, di verde vestito con boxer freschi di rimborso spese, grazie a talune dichiarazioni, faceva trasalire non solo i Sindacati, ma scatenava anche l’ira funesta di Aldo Reschigna, a quel tempo Presidente dei consiglieri del PD (oggi vicepresidente della Giunta e assessore regionale a Bilancio, Finanze, Programmazione economico-finanziaria, Patrimonio, Affari legali e contenzioso, Rapporti con il Consiglio regionale, Enti locali, Post olimpico). In che modo? Evidenziando il pesante problema degli esuberi esistente, a suo avviso, nella sanità piemontese. Si parlava di qualcosa come 14mila dipendenti nel comparto amministrativo della sanità.
Eleonora Artesio, Rifondarola Comunista ed assessore alla Sanità nella precedente Giunta Bresso, stigmatizzava le parole del Governatore a quel tempo in carica: «Siamo abituati a sentire Cota e tutti i leghisti dire “Il mondo è cambiato” e con ciò giustificare ogni loro manchevolezza: 14 mila esuberi significherebbero più di un quarto dell’organizzazione sanitaria».
Sempre ai tempi della giunta Cota, Paolo Monferino, assessore tutt’altro che carismatico ed inviso a molti, era ancor più preciso e dettagliato, sul tema esuberi: «E’ certamente uno dei problemi che andranno affrontati nell’applicazione della riforma del sistema sanitario piemontese. Al di là dei numeri, che comunque confermano la presenza del problema stesso, ribadisco, come più volte sostenuto, che la ripartizione tra personale sanitario e personale non sanitario nel sistema regionale presenta alcuni importanti squilibri».
L’ex manager dell’Iveco rincarava la dose, sottolineando come ritenesse «non appropriato che su un totale di 58 mila dipendenti circa il 30% sia personale non sanitario». E lui, che era stato Direttore Generale della sanità, questi dati li conosceva per filo, per segno e, quel che più conta, per certo.
[fonte: http://www.lastampa.it/2011/10/28/cronaca/regione-allarme-per-gli-esuberidel-personale-asl-ViK9RLvVd1Z0ExAYoN41nM/pagina.html ]
…ma il Patto per la Salute ne stabilisce massimo il 7%
E’ proprio questa l’ulteriore voce di costo su cui puntare l’attenzione, se non si vogliono lasciare sacche di privilegio a discapito della salute di migliaia di persone, ma, soprattutto, per adempiere in maniera conforme a quanto previsto dal Patto della salute: tagliare, anzi calare la scure, proprio nel comparto amministrativo. Il secondo comma dell’articolo 6 del decreto che fissa gli standard dell’assistenza ospedaliera indica un parametro estremamente chiaro, nudo e crudo da applicare: “Nei presidi ospedalieri il rapporto percentuale tra il numero del personale del ruolo amministrativo e il numero totale del personale non può superare il valore del 7 per cento”. Non più di sette amministrativi per 93 addetti ai servizi sanitari veri e propri. Una percentuale limite, quella fissata dal Ministero che oggi è praticamente impossibile da riscontrare.
La priorità adottata da Chiamparino, Saitta e Moirano di mettere mano nel riordino della rete ospedaliera calando la scure su reparti e corsie, pare che – di fatto – lasci inalterata una voce di spesa che, invece, logica vorrebbe fosse entrata ben prima tra le sforbiciate vibrate dal Tavolo Massicci alla volta di quei reparti improduttivi o non in grado di fornire adeguata sicurezza o, ancora, tenuti in vita per dare un posto di primario pur di fronte ad una esiguità di posti letto. Oggi abbiamo Sindaci e Consiglieri sulle barricate pronti a difendere reparti e specialità, ma le baionette della loro protesta sembrano spuntate, incapaci di fendere il silenzio assordante che è calato come una nebbia densa ad ovattare e celare le possibili proposte di riduzione della spesa andando ad intervenire anche oltre le corsie.
“Non è pensabile difendere a priori qualcosa che non dà garanzie di sicurezza per la salute dei cittadini” dice Saitta. Però, per non fare del mero campanilismo, ci vorrebbero dei dati analitici, nel dettaglio. Proprio quelli che mancano, che non ci sono; li chiede la Porchietto, così come Bono del M5S, con quella domanda che batte e ribatte più volte nell’emiciclo di via Alfieri: “Perché non abbiamo ancora i dati nel dettaglio, ospedale per ospedale?”. Appunto, perché? Forse perché sarebbe evidenziato come la delibera non rispetti la legge nazionale Balduzzi ed il Patto sulla Salute Stato-Regioni, non solo per i posti letto, ma nemmeno per la distribuzione dei laboratori, oltre al già evidenziato aspetto della percentuale di personale amministrativo e sul quale il M5S regionale intende dare battaglia.
Annamaria Agosti
6 dicembre 2014