Giuseppe Calore

Giuseppe Calore

Egregio  Direttore,

Mi ero promesso di non intervenire più sulla questione dell’ospedale, in quanto mi rendo conto di essere l’unica persona, che pubblicamente, è a favore delle decisioni della giunta Chiamparino, purtroppo nel leggere i vari commenti e le azioni che si svolgono per il mantenimento dei reparti ospedalieri previsti di chiudere con il piano regionale sanitario, mi corre l’obbligo morale di esprimere il mio pensiero e di dare qualche consiglio per la mia lunga esperienza politica e sociale dagli anni 70 ad oggi.

Partiamo dal consiglio comunale aperto di mercoledì 10 dicembre, a fronte di 13.000 firme raccolte dai comitati per il mantenimento dei reparti dell’ospedale di Tortona, erano presenti solo 300 persone e del personale dell’ospedale, impiegati, medici, infermieri e oss poche decine di persone; non parliamo della manifestazione di lunedì 15 dicembre, circa 1.000 partecipanti, hanno fatto da padroni, per la presenza, i bambini delle scuole, spero che non diventino contestatori nel futuro.

Mi sembra che la maggioranza dei tortonesi, nonché gli abitanti dei comuni del comprensorio, circa 60.000 residenti, sentano poca la questione, l’astensionismo è di moda, o la pensano diversamente dai promotori della iniziativa.

La realtà è un’altra oggi le persone sono più informate che nel passato, grazie a internet siamo in grado di reperire informazioni e di scambiarle con una rapidità impressionante, oltre ad averle esatte e corrette.

Vi invito a leggere quanto concordato e siglato nella seduta del 10 luglio 2014, presso il Consiglio dei Ministri nella conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano in attuazione del piano sanitario nazionale triennio 2014 – 2016, nonché quanto previsto nella legge di stabilità, in approvazione del Parlamento in questi giorni, comunque entro fine anno, per non incorrere nel pericolo dell’esercizio finanziario provvisorio, (commissariamento dello Stato); le premesse ci sono tutte per capire  la grave situazione economica dell’Italia e il rischio di bancarotta del nostro Paese, nonché la predisposizione del piano regionale sanitario, da parte delle 10 regioni che sono in disavanzo, tra cui la regione Piemonte, con il bilancio sanitario in rosso, un rientro economico “lacrime e sangue” che hanno previsto modifiche radicali.

La Regione Piemonte aveva già formalizzato il prosieguo del piano di rientro con la trasmissione di una proposta di PO 2013-2015 del 05/07/2013.

Parliamo in  po’ di numeri; La Regione Piemonte riceve dallo stato circa 8 miliardi di euro per la spesa sanitaria regionale, che rappresenta l’80% del bilancio di spesa.

lo stato, il Ministero della Salute, nel 2013 ha utilizzato circa 109 miliardi per la spesa sanitaria, meno 1,1% rispetto al 2012 e meno 1,5% rispetto al 2011. Riduzione di spesa ottenuta con i provvedimenti di tagli al bilancio sanitario. (tra i quali chiusura del punto nascita a Tortona); nel 2013 la regione Piemonte per la spesa sanitaria ha avuto un bilancio in negativo di 284 milioni di euro, lo stato ha versato 300 milioni di euro per il pareggio.

Nella legge di stabilità all’art. 36 comma 2 è stato previso il pareggio di bilancio in tema sanitario delle regioni e nel caso ciò non avvenisse al comma 13 del medesimo articolo sono previste sanzioni e il recupero delle somme mediante azione di rivalsa sulla tesoreria statale, e a seguire il blocco alle regioni di attingere ai fondi statali per le proprie esigenze, non ultimo il commissariamento della regione in materia sanitaria.

Come anticomunista, per storia, tradizione, vocazione mi duole difendere il governatore Chiamparino, ma per onesta intellettuale e nell’interesse dei cittadini occorre comprendere il provvedimento della delibera di giunta del 19 novembre scorso che ha previsto il ridimensionamento dell’Ospedale cittadino.

Non si illudano i cittadini di Novi poiché il loro ospedale a breve riceverà il colpo della mannaia regionale, anche l’ospedale novese non ha i numeri per restare in piedi, averlo risparmiato adesso è stato solo un palliativo, un contentino politico e niente altro.

Tante altre regioni hanno dovuto fare grossi sacrifici e ristrutturare il servizio sanitario, basti pensare che la città di Napoli ha solo due pronto soccorso, a servizio di un milione di abitanti, la regione Lombardia è in attivo, perché oltre ad avere utenti di fuori regione, grazie alla eccellenza delle proprie strutture sanitarie,  vi sono città di 50.000 abitanti senza nemmeno un servizio di pronto soccorso.

Non penso che passare sotto la giurisdizione della regione Lombardia serve a salvare l’ospedale, forse passare sotto la regione Calabria avremmo il vantaggio di essere tutti guardie vigneti-forestali.

Quindi vedere tutto questo accanimento contro la delibera regionale, che ritengo infruttuosa per le ragioni sopra esposte, mi delude, soprattutto per i promotori che non comprendono la grave crisi economica-

Sono a conoscenza i cittadini tortonesi che oltre alla compensazione, della spesa sanitaria, fra le regioni e quindi in campo nazionale, esiste una compensazione a livello Europeo? oggi è possibile andare a curarsi nei paesi della comunità europei a spese delle ASL e nello stesso tempo un cittadino Europeo può venirsi a curare in Italia a spese del suo sistema sanitario? questo significa che gli ospedali del futuro devono essere efficienti e competitivi per poter reggere il confronto.

Emblematica è la storia del comune di Agnone, nel Molise, fece ricorso contro la delibera del governatore Michele Iorio del maggio 2010, che decretava il ridimensionamento dell’Ospedale San Francesco Caracciolo, la sua soppressione senza scampo e la sua aggregazione all’Ospedale di Isernia, nonché dei successivi atti soppressivi del reparto di Ostetricia e Ginecologia, alla fine di ottobre del 2010, e, poi, alla fine di dicembre, di altri reparti, Agnone subiva un autentico shock, uno scossone, ma una grande voglia, allo stesso tempo, di reagire .Quel provvedimento soppressivo annullava in pratica parte della sua storia, tutte le sue profonde esigenze di comunità montana, e azzerava, anche ogni prospettiva di servizio in favore delle comunità limitrofe e, in particolare, di quelle alto-chietina e alto-sangritana.

Nasceva il Comitato dell’Art.32 di Agnone, che, insieme a quello del “Cittadino C’è”, e il comune di Agnone proposero ricorso al TAR Molise.

Il TAR Molise, con ordinanza dell’11 maggio 2012 (n.94/2011), rilevando molteplici vizi di nullità dei provvedimenti, adottati dal Commissario e dai due sub Commissari, sospendeva gli atti.

Successivamente, in doveroso rispetto di questo provvedimento giurisdizionale, e solo di questo, venivano adottati dal commissario e dai due sub-commissari (Morlacco e Mastrobuono), quattro decreti, nn. 20, 80, 84 e 86, che davano, finalmente, ragione alle aspirazioni del popolo di Agnone.

Pero il nuovo governatore del Molise Paolo di laura Frattura, Renziano doc, con provvedimento del 4 giugno 2014, ha decretato la chiusura reparto di Chirurgia, del Laboratorio analisi e della farmacia interna al “Caracciolo”; il 4 agosto 2014 il Comune di Agnone e il Comitato Art. 32 hanno riproposto ricorso al TAR, curato dagli avvocati Franco Cianci e Simone Dal Pozzo. Il 10 settembre 2014 il TAR Molise ha accolto il ricorso presentato dal governatore della Regione Molise, la sospensiva ha congelato il provvedimento, in attesa della decisione sul merito.

Come si vede si può vincere una battaglia pero è necessario vincere la guerra.

 

FACCIAMO UN GRANDE OSPEDALE PROVINCIALE 



Allora mi permetto di ribadire il mio consiglio, impegniamoci a che venga realizzato un grande ospedale provinciale, in sostituzione di quello di Tortona, di Novi e di Alessandria, che possa essere centro propulsore della offerta ospedaliera oltre i confini della provincia, della regione e della nazione, avere reparti di eccellenza con primari di eccellenza, che possono far crescere professionalmente i nostri bravi e ottimi primari;  Poiché oltre alle esperienze personali  è il confronto con gli altri che arricchisce la conoscenza elemento essenziale per migliorare la qualità.

Non di meno, in siffatta struttura, si potranno avere apparecchiature e strumentazioni d’avanguardia.

Anche se è vero che la regione non ha i fondi per realizzare un nuovo ospedale, abbiamo in Italia imprese di costruzioni che realizzano in Italia e all’estero ospedali d’avanguardia, con il sistema del project financing, ossia la realizzazione di opere pubbliche senza oneri finanziari per la pubblica amministrazione, un modello per il finanziamento e la realizzazione di opere pubbliche del tutto nuovo nella disciplina di settore ponendo rimedio alla scarsità di fondi pubblici e al gap infrastrutturale che divide l’Italia dagli altri Paesi industrializzati.

L’ospedale  viene  costruito  utilizzando  sia  soldi  pubblici  sia  soldi privati, ma la struttura rimane di proprietà delle imprese costruttrici per la durata del project financing (in media 25 anni).

L’azienda  sanitaria  ripaga  il  contributo  dei  privati  attraverso  il  cd “canone  di  disponibilità”  (vale  a  dire:  l’affitto  dell’ospedale).    Il canone di disponibilità viene pagato ogni anno per tutta la durata del project finance e, di fatto, rappresenta un vero e proprio mutuo che l’azienda sanitaria contrae con i privati.

La politica con la P maiuscola non deve essere accondiscendente e clientelare. Ma deve guardare in avanti nel tempo, prendere provvedimenti anche impopolari ma che con il tempo rendono giustizia.

Giuseppe Calore

22 dicembre 2014

ospedale chiamparino - G