punto nascite - QPubblichiamo di seguito una veemente lettera di Annamaria Agosti che chiama in causa tutti i politici che un anno fa erano presenti in Comune ed hanno lasciato che venisse chiuso il Punto nascite dell’ospedale di Tortona, senza fare l’unica cosa che forse andava fatta: un ricorso al Tar.

Oggi per aver perso il Punto Nascite, se non cambieranno le cose, Tortona perderà anche l’ospedale. La possibile chiusura inizia con il ridimensionamento della Rianimazione e del Dea, così come avvenuto alcuni anni fa all’ospedale di Valenza, oggi chiuso.

Se tanto mi dà tanto, il futuro è segnato. Ecco perché la rabbia e lo sdegno verso una situazione che avrebbe potuto essere gestita in maniera diversa.

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Egregio Direttore,
dal 1° maggio 2013 a Tortona non si nasce più, e forse, in un futuro nemmeno troppo in là dal divenire, non ci si potrà più nemmeno curare. A Tortona, città che già si sta spegnendo sotto il profilo sociale e culturale, si potrà solo morire.

Eppure, in questo scenario tristissimo di fine 2014, quando i giochi sembrano oramai fatti e le speranze residue di salvare il nosocomio si assottigliano sempre più come giornate d’autunno, c’è chi accende la speranza del ricorso al TAR, contro quella chiusura del punto nascite di Tortona che, di fatto, ha segnato l’inizio del declino.

Secondo l’avvocato ed ex sindaco di Tortona, Marco Balossino, il trasferimento del Punto Nascite deciso senza una motivazione precisa e contro fior di valutazioni tecniche, che indicavano l’ospedale di Tortona migliore di quello di Novi Ligure, marchia di illegittimità il procedimento di chiusura, compiuto diciotto mesi or sono, e possono ricorrere gli estremi per un ricorso a Tribunale Amministrativo Regionale.

Perché si pensa di ricorrere al TAR solo adesso? Bardone è Sindaco da 5 mesi, ma ha trascorso ben 15 anni in Consiglio Comunale, tra le fila dell’opposizione. Lui c’era, così come c’era Carabetta, oggi consigliere in seno alla nuova maggioranza, nel ruolo di Presidente del Consiglio Comunale con la precedente amministrazione di centro destra. Entrambi c’erano, in quel Consiglio comunale aperto, il 15 febbraio 2013, quando si demandava al Sindaco (Berutti) e al presidente del Consiglio (Carabetta stesso) di “intraprendere qualunque azione a tutela del cittadino, primo e vero utilizzatore del sistema sanitario; di promuovere ogni iniziativa a salvaguardia dell’ospedale SS. Antonio e Margherita di Tortona e dei servizi in esso attualmente presenti e di trasmettere il documento a tutti i sindaci del distretto sanitario di competenza (40 in tutto) affinché adottassero analogo provvedimento.”

Entrambi c’erano, quando le “non informazioni” del direttore generale Asl Paolo Marforio in merito al futuro dell’ospedale di Tortona suscitavano, nel secondo consiglio comunale aperto sul tema, una plateale e quanto mai giustificata indignazione bipartisan

E poi? Cosa è successo? Dove si è inceppato il meccanismo perfetto, che vedeva l’intero Distretto Sanitario pronto a dissotterrare l’ascia di guerra in difesa dell’Ospedale tortonese? Non si è mai capito. Nella cruda realtà dei fatti, abbiamo dovuto attendere fino ad oggi (anzi, fino al 31 ottobre, per essere precisi) per realizzare come sia possibile opporsi a questo tipo di riorganizzazione con un ricorso alla giustizia amministrativa, quando finalmente arriva Marco Balossino, a soffiare l’alito vitale nella creatura di fango inanimato, del ricorso al TAR.

Mossa di una tale limpidezza ed efficacia da rendere pressoché automatico e legittimo il domandarsi cosa sia stato fatto, in questo anno e mezzo, oltre a perdere tempo e, forse, occasioni concrete.

Una per certo, l’abbiamo persa: la “sospensiva” del provvedimento di chiusura del punto nascita, uno dei possibili provvedimenti immediati, se si fosse proceduto con il ricorso al TAR ed eventualmente anche al grado successivo, del Consiglio di Stato.

Si sarebbero potuti anche azzardare ipotesi di danno all’immagine della città o di danno erariale. Ma non esageriamo, restiamo con i piedi per terra e guardiamo all’essenziale. Che, ad oggi, si può sintetizzare in “salvare il salvabile”.

Forse questo è lo scotto da pagare per aver avuto delle amministrazioni fatte da politici nati sì, a Tortona, ma senza figli da far nascere qui e bambini in età pediatrica da curare, o mogli da accompagnare ai controlli in senologia, e nemmeno famigliari in day hospital oncologico, oppure anziani bisognosi di cure e continuità assistenziale.

Forse questa è una delle colpe di noi cittadini, rei della più profonda ignavia ed oggi chiamati a confrontarci in una lotta impari contro quel drago che sta per portarci via il nostro ospedale, armati di una sola, piccola arma. Una penna per firmare e tentare, nel nostro piccolo, di salvare il salvabile.

 Annamaria Agosti


12 novembre 2014