Egregio Direttore,
Stando a quanto leggo, diversi cittadini espongono lamentele circa la pulizia strade. Prendo spunto da questo tema per evidenziare come Tortona sia diventata, a detta di molti, una città “sporca”, e non solo per scarsa efficacia del servizio di pulizia strade.
Mi riferisco a quel crescente malcostume che vede i rifiuti gettati o abbandonati con noncuranza nelle aree pubbliche (invece che negli appositi bidoni o cestini dell’immondizia), che prende il nome di “littering”, termine anglosassone che identifica l’incivile abitudine di gettare piccoli rifiuti laddove capita senza curarsi dell’ambiente, oppure, ad esempio, il non raccogliere gli escrementi lasciati dai propri animali da compagnia sui marciapiedi o nelle aree verdi.
Anche se, in termini assoluti, le quantità di rifiuti lasciate sul suolo sono relativamente ridotte, la maggioranza della popolazione percepisce il fenomeno come fastidioso. Il littering rappresenta un serio e purtroppo diffuso problema, in grado di compromettere la qualità dell’ambiente che ci circonda. Incide negativamente sul decoro dei luoghi e del paesaggio che ne risulta interessato, si ripercuote considerevolmente sui costi della pulizia urbana ed è, di norma, indice di un degrado ambientale e culturale che si va radicando. Per queste ragioni, ritengo che il problema meriti di essere affrontato in modo attivo e continuo dalle amministrazioni.
Il fenomeno è sempre più diffuso, e NON ha niente a che fare con lo smaltimento illegale dei rifiuti domestici, industriali o artigianali, come già (ed aggiungo, fin troppo spesso) accade di vedere accanto ai cassonetti. Il gettare intenzionalmente, lasciare cadere “distrattamente” o abbandonare piccoli rifiuti per strada, disturba e compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici. Oltre ad essere espressione di un degrado urbano (la teoria della finestra rotta sulla quale ritornerò più avanti), i rifiuti gettati per strada che si accumulano rappresentano una forma di trasgressione e di degrado che può solo auto-alimentarsi, generando dei fenomeni di emulazione.
In cosa consiste il “littering”
Il piccolo rifiuto buttato in modo improprio per la strada (litter) è, per eccellenza il mozzicone di sigaretta; oltre ai mozziconi, i litter più comuni sono chewing gum, bottiglie e lattine, confezioni di bevande, pezzi di carta, pacchetti vuoti di sigarette, sacchetti, avanzi di cibo, confezioni di alimenti e piccoli imballaggi in genere. Secondo alcune percentuali stilate in Svizzera, il littering è costituito principalmente da rifiuti collegati al cibo da asporto (35%) giornali e opuscoli (25%) ed imballaggi per bevande come bottiglie, brik e lattine (16%) e le cause dei sempre più crescenti volumi di “littering” sono molteplici. Una tra questa, il fatto che sempre più persone, per risparmiare in tempi di crisi, trascorrono la pausa pranzo sul posto di lavoro o di studio, anziché nei locali commerciali, e mangiano per strada. La conseguenza quasi inevitabile di queste nuove abitudini di consumo, abbinate ad un accresciuto utilizzo degli spazi pubblici, si traduce nella presenza di una maggiore quantità di rifiuti che vengono abbandonati all’aperto. Un’altra tendenza che si è accentuata negli ultimi anni è la diffusione di giornali gratuiti e l’utilizzo di cassette condominiali destinate ai volantini pubblicitari; entrambi sono oggetti che, spesso, una volta prelevati e letti distrattamente, vengono subito gettati o abbandonati da qualche parte.
I mozziconi di sigarette gettati per strada sono aumentati in maniera considerevole dopo l’introduzione del divieto di fumo nei bar e nei ristoranti. A puro titolo di esempio, la Svizzera ha quantificato in ben 59 milioni di franchi l’anno la spesa per ripulire strade, parchi e vialetti dai mozziconi di sigaretta, un onere che può apparire sproporzionato, ma dovuto alle difficoltà di recupero dalle superfici (prati, ghiaia, giardini o siepi) dove venivano gettati questi minuscoli rifiuti.
Un’incidenza pari al 20% della tassa rifiuti
I nostri civilissimi vicini elvetici, ed anche quelli austriaci, iniziarono a studiare il fenomeno “littering” in maniera approfondita già diversi anni fa. Nel 2003, l’Università di Basilea in Svizzera, e quella di Vienna in Austria, si occuparono di rilevare in modo sistematico la tipologia di rifiuti abbandonati con il “littering”. Successivamente, in Svizzera, vennero altresì valutati i costi di pulizia da esso generati, basandosi su campioni rappresentativi raccolti in 40 Comuni e in nove aziende pubbliche di trasporto. Si giunse alla conclusione che i costi supplementari per la pulizia, riconducibili a questo gettito indiscriminato di rifiuti, ammontavano a circa 200 milioni di franchi svizzeri l’anno (oltre 165 milioni di euro), di cui circa 150 milioni di franchi l’anno a carico dei Comuni (125 milioni di euro) e 50 milioni di franchi (più di 40 milioni di euro) l’anno in costi per la pulizia dei mezzi di trasporto pubblici. In termini pratici, ragionando nella “tasca del contribuente”, si è stabilito che i costi complessivi per lo smaltimento dei rifiuti, tenuto conto di questa componente aggiuntiva, ammontavano a circa 111 franchi (90 euro) l’anno per ogni abitante, con un aumento di circa il 20 % rispetto al costo usuale.
Si gettano rifiuti a terra se i cestini sono lontani
L’elemento discriminante nella scelta se gettare i rifiuti per terra o meno diventa, a questo punto, unicamente la distanza dai cestini o da altre strutture previste. Secondo uno studio dell’Università di Austin, in Texas, in media una persona fa 12 passi prima di gettare a terra il rifiuto che ha in mano.
Lo stesso comportamento è registrato anche nelle rilevazioni sull’abbandono dei rifiuti lungo le strade statali in America. Può essere una magra consolazione, però, a quanto pare, non siamo solo noi italiani, ad essere pigri.
La Svizzera scommette sul vuoto a rendere per i take away
Lo studio evidenzia come, in effetti, ad essere abbandonate nelle strade, nei parchi o sulle rive di fiumi e laghi siano per lo più le confezioni per cibi da asporto. La sola raccolta di imballaggi, posate di plastica e tovaglioli, impegna i comuni elvetici in una spesa che va ben oltre i 70 milioni di franchi all’anno.
Nella capitale elvetica, la normativa vigente già sollecita gli organizzatori di eventi su suolo pubblico (festival, concerti, mercati) ad organizzare dei sistemi di ristorazione basati su imballaggi riutilizzabili.
Con il progetto pilota “Take Away Label”, Berna intende ora coinvolgere i diversi ristoranti da asporto introducendo un contenitore unico per tutti gli alimenti, dalle pizze ai kebab. Il deposito pagato dal cliente al momento dell’acquisto viene restituito una volta riconsegnato il contenitore.
A chi tocca?
Le migliori pratiche antilittering finora messe a punto prevedono una serie di interventi:
- 1 ricerca – capire il problema: conoscere a fondo il problema è fondamentale per creare programmi di successo;
- 2 educazione – spiegare il problema: aumentare il livello di educazione al tema rimane una delle azioni decisive a medio-lungo termine per cambiare la sensibilità della collettività e dei singoli;
- 3 rafforzamento – rafforzare il messaggio: integrare l’educazione con l’informazione continua, e informare delle norme e sanzioni che sono a tutela della collettività;
- 4 infrastrutture – gli attrezzi per cambiare: per fare la cosa giusta i cittadini devono avere a disposizione un’adeguata dotazione di strumenti (cestini per i rifiuti, cartelli informativi ecc.) e di servizi (svuotamento cestini perché siano sempre a disposizione ecc.) affinché il gesto giusto non sia faticoso o addirittura impossibile;
- 5 incentivi – persuadere i cittadini a cambiare le cattive abitudini: forme di incentivazione diretta sono possibili per stimolare i cittadini a portare i rifiuti nei luoghi idonei;
- 6 lavorare insieme – creare comunità di intenti: lavorare in modo coordinato, ciascuno con riferimento alla propria area di azione e competenze;
- 7 buona comunicazione – ogni passaggio deve essere ben comunicato: una forte comunicazione di ogni fase è importante per costruire il giusto supporto alla comunità e portare a successo il programma;
- 8 monitorare e valutare gli effetti – come sta andando? Stabilire una linea di base quantitativa per il successivo monitoraggio delle azioni intraprese è fondamentale per misurare l’efficacia delle azioni di educazione, prevenzione e cambiamento dei comportamenti.
L’abbandono dei rifiuti deve essere affrontato in modo attivo e continuo dalle amministrazioni preposte, e ciò sia in termini preventivi (mediante lo strumento dell’informazione verso la cittadinanza) sia repressivi.
Concittadini, Amministratori, cosa ne pensate? Se state pensando che un solo gesto, anche piccolo, da parte vostra, non possa concretamente cambiare le cose, non possa fare la differenza, appartenete a quel 99% dei lettori che leggendo questi dati pensa “ma chi se ne importa!!”.
Se invece rientrate in quello sparuto 1% che dice “e io cosa dovrei fare? ”, la risposta è molto semplice. Nessuno può fare tutto….ma tutti possono fare qualcosa.
Annamaria Agosti
30 novembre 2014