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La Iotti fa la rettifica della rettifica per “riparare alla supremazia di cui gode il giornalista”

direttore stampaPrima di pubblicare la richiesta di rettifica alla rettifica per rettificare un articolo che forse andava effettivamente rettificato, con una rettifica corretta e non invece con la rettifica che abbiamo pubblicato ieri che ha finito per rettificare poco o nulla rispetto alla rettifica che ci era stata inviata, ringraziamo pubblicamente la dottoressa Luisa Iotti, dirigente del Settore Servizi alla persona del Comune di Tortona, per dedicarci così tante attenzioni e trovare il tempo di leggerci e risponderci tra i numerosi impegni di cui è senz’altro oberata come dipendente comunale, visto che si occupa di ben tre servizi: cultura, sociale e istruzione.

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 Egregio Signore,

mi duole doverle chiedere “la rettifica della rettifica”.

Purtroppo, Ella sembra volutamente ignorare che, nel giornalismo, rettifica e/o replica rappresentano uno strumento, in qualche modo, riparatorio, nell’asimmetria del processo comunicativo, della “supremazia” di cui gode il giornalista, e che può, talvolta, sfociare in attività lesive della persona, intesa come immagine sociale, quand’anche la pubblicazione non ne offenda l’onore o la reputazione.

Come dovrebbe esserle noto, anche perché oggetto di deontologia professionale e per essere stato più volte ribadito in varie sedi giurisdizionali,   l’esercizio del diritto di rettifica è riservato, sia per l’an che per il quomodo, alla valutazione soggettiva della persona presunta lesa, al cui discrezionale ed insindacabile apprezzamento è rimesso il contenuto ed i termini della rettifica.

Al direttore del giornale compete l’integrale pubblicazione dello scritto di rettifica (purché mantenuto nelle trenta righe di legge), ma nessun sindacato sostanziale, (salvo naturalmente che la rettifica abbia contenuto tale da poter dare luogo ad azione penale) e men che meno l’aggiunta di commenti tali da accrescere la lesione dell’identità personale, o addirittura da provocarla.

Alla luce di quanto sopra richiamato, poiché era ben chiaro che la mia rettifica riguardava il suo titolo e la sua domanda, non le affermazioni dell’Assessore o del consigliere, chiedo di pubblicare, integralmente, secondo le corrette modalità, questa nota e il testo originario che qui riporto: Per un teatro, gli abbonamenti sono uno degli indici più significativi di fidelizzazione e, quindi, di gradimento, del pubblico. Il Teatro civico di Tortona, nell’ultimo quinquennio, ha registrato un trend positivo, malgrado un contesto economico generale non favorevole. Dai 95 abbonamenti della stagione 2010/11, si è passati ai 132 del 2011/12, ai 153 della stagione successiva, ai 164 della stagione appena conclusa, fino ai 173 di quella in corso. Assumendo a riferimento i dati della stagione 2013/14, i 164 abbonamenti rappresentano il 50 per cento dei posti disponibili: un risultato più che soddisfacente (ancora migliorato quest’anno).Naturalmente, agli abbonamenti devono essere aggiunti i biglietti venduti per ciascun spettacolo, che portano la media degli spettatori a 277 per ciascuna serata di prosa, con un grado medio di “occupazione” dei posti disponibili pari a 84,50%.

Questi sono dati oggettivi, ben noti a chi effettivamente frequenta il Teatro civico e, comunque, verificabili anche de visu da chi volesse parlare di teatro a Tortona, avendo una minima contezza delle sue caratteristiche e dinamiche, nonché degli esiti attingibili dalle sue attività nell’odierno contesto culturale e sociale locale.

Con i migliori saluti.

Luisa Iotti


11 novembre 2014

 

 

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